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Innalzamento dei mari, il picco del 2023

Il 2023 è stato un anno nero per quanto riguarda il clima: basti pensare all’estate rovente e alla siccità che hanno colpito molti paesi europei, mostrando la realtà dei cambiamenti in atto. In un periodo così difficile, soprattutto uno dei parametri-simbolo della crisi climatica ha compiuto un balzo: si tratta della crescita del livello dei mari, che, a causa dell’influenza di un fenomeno naturale, ha avuto un incremento pari a 0,76 centimetri rispetto all’anno precedente.

Questa condizione emerge dall’analisi di una vasta messe di dati satellitari effettuata dai ricercatori del Nasa Sea Level Change Team (N-Slct), che possono contare su oltre 30 anni di osservazioni. Infatti, le prime attività di monitoraggio del livello dei mari dallo spazio iniziarono nel 1993 con la missione Topex/Poseidon, nata dalla collaborazione tra Nasa e Cnes; la vigilanza dei mari è proseguita poi con altri satelliti, sia statunitensi che europei, tra cui anche Sentinel-6 Michael Freilich del programma europeo Copernicus, che vede fra i partner anche la Nasa.

Il picco del 2023, secondo gli studiosi, si deve a El Niño, processo naturale che fa parte di Enso (El Niño-Southern Oscillation): un fenomeno climatico che produce variazioni nelle temperature superficiali delle acque dell’Oceano Pacifico; la fase calda – El Niño, appunto – e quella fredda – La Niña – influenzano gli schemi meteorologici che, a seconda del ciclo, si presentano lungo le varie linee di costa.

I dati satellitari dal 1993 a oggi mostrano che mediamente, a livello globale, il livello dei mari è cresciuto di 9,4 centimetri; il ritmo dell’innalzamento, inoltre, si è più che raddoppiato, passando da 0,18 centimetri nel 1993 agli attuali 0,42. Il fenomeno, attenuatosi nel 2022 perché La Niña è stata più lieve, è ripreso nel 2023 a causa dell’intensità di El Niño. Gli scienziati ritengono che, se l’attuale accelerazione nell’innalzamento dovesse proseguire, nel 2050 si potrebbe giungere a una crescita globale media del livello marino pari a ulteriori 20 centimetri.

Il ruolo dei satelliti in questo tipo di ricerche è fondamentale: infatti, la disponibilità di dataset su vasti archi temporali permette agli esperti di approfondire le caratteristiche di fenomeni complessi come Enso e di differenziare le tendenze a lungo termine dagli effetti immediati. Altro elemento di primaria importanza – concludono gli studiosi – è la cooperazione internazionale che consente la condivisione di dati multidecennali e tecnologie innovative, soprattutto per quanto riguarda gli altimetri radar.

In alto: un’immagine delle coste della Louisiana, esposte al pericolo dell’innalzamento del mare (Crediti: Nasa) 

Valeria Guarnieri: Nata in tempo utile per vivere sin dall'inizio il fenomeno Star Wars, lavora in ASI dal 2000 e dal 2011 si occupa di comunicazione web presso l'Unità Multimedia dell'ente. Dedica la maggior parte del tempo libero alla montagna, suo grande amore.