L’atmosfera terrestre si è evoluta nel tempo fino a essere particolarmente ricca di ossigeno. Gli scienziati hanno da sempre sostenuto che questo fenomeno, chiamato ossigenazione dell’atmosfera, fosse spiegabile solo dal processo di fotosintesi messo in atto da alghe e piante marine. Ora, una nuova ricerca dell’Università di Leeds, svela che le particelle minerali hanno svolto un ruolo fondamentale nell’innalzare i livelli di ossigeno in atmosfera miliardi di anni fa.
Lo studio è stato pubblicato su Nature Geoscience.

Da tempo riteniamo che, quando il nostro pianeta aveva ancora poche terre emerse, le alghe e le piante marine fossero i protagonisti della produzione di ossigeno; al contrario è noto che i microbi sono gli antagonisti di tale processo: questi, infatti, consumando alghe e piante morte, sottraggono parte dell’ossigeno atmosferico. La quantità di ossigeno in atmosfera nel corso dell’evoluzione della Terra dipende dunque dalla differenza tra l’ossigeno prodotto attraverso la fotosintesi e quello perso in seguito alla decomposizione delle piante e delle alghe morte.

È qui che, secondo i ricercatori, entrerebbero in azione le particelle minerali, come aiutanti dei nostri protagonisti. Quando elementi presenti negli oceani, specialmente il ferro, si legano alle alghe e alle piante morte, questi minerali ne inibiscono il decadimento e la decomposizione, frenando così la perdita di ossigeno per mano dei microbi.

Secondo lo studio, la graduale formazione dei continenti avrebbe causato il passaggio di una maggiore quantità di particelle minerali negli oceani, ottenendo un aumento dei livelli di ossigeno senza ostacoli. Il Grande evento di ossidazione (Geo), avvenuto 2,4 miliardi di anni fa, coinciderebbe infatti con la formazione dei continenti.

«La nostra indagine sta fornendo una nuova comprensione del modo in cui l’atmosfera terrestre è diventata ricca di ossigeno, permettendo così l’evoluzione di forme di vita complesse. – afferma Caroline Peacock, tra i coautori della ricerca – Questo ci dà un’importante visione delle condizioni che devono esistere su altri pianeti per lo sviluppo della vita intelligente».

La ricerca rivela una nuova ricetta per comprendere quindi l’evoluzione della vita intelligente: alla presenza di acqua su un pianeta si deve affiancare il ruolo della terra asciutta, attraverso il rilascio di particelle minerali negli oceani.

Immagine in evidenza: render di come appariva la Terra qualche miliardo di anni fa. Crediti: Peter Sawyer/Smithsonian Institution