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Orbital Reef, semaforo verde dalla Nasa

Un altro passo verso l’orbita bassa per Orbital Reef. La futura stazione spaziale commerciale, progettata da una partnership con in testa Blue Origin e Sierra Space, ha superato un’importante verifica della Nasa. Si tratta di una revisione dei requisiti di sistema (chiamata Srd, da System definition review) che ha permesso a Orbital Reef di passare alla fase successiva di progettazione.

Una tappa cruciale nell’ambito del programma Commercial Low Earth Orbit Destinations della Nasa, che a inizio anno ha finanziato tre progetti per la costruzione di un avamposto commerciale in orbita bassa.

Oltre a Orbital Reef, che ha ricevuto 130 milioni di dollari, le due proposte selezionate sono la Northrop Grumman Space Station e Starlab di Nanoracks, cui l’agenzia statunitense ha assegnato rispettivamente 125 e 160 milioni di dollari. Una quarta società, Axiom Space, ha un accordo separato con la Nasa per la costruzione di moduli commerciali sulla Stazione Spaziale Internazionale, in vista di una possibile trasformazione della Iss in stazione commerciale.

Nel caso di Orbital Reef, il progetto riguarda invece una stazione modulare, altamente versatile e progettata per espandersi nel tempo. Molte le applicazioni possibili, dalla ricerca scientifica alle applicazioni industriali, fino ad arrivare al turismo spaziale.

Il successo della Sdr della Nasa permette ora a Blue Origin e partner di guardare ottimisticamente alla sua tabella di marcia, che prevede l’operatività della stazione nel 2027.

«Siamo alle porte della più profonda rivoluzione industriale della storia umana – ha dichiarato in un comunicato Tom Vice, Ceo di Sierra Space. – Una rivoluzione segnata dalla transizione dagli ultimi 60 anni di esplorazione spaziale verso un futuro in cui l’umanità estenderà le proprie fabbriche e città nello spazio».

 

Immagine in apertura: Rendering di Orbital Reef  (Crediti: Blue Origin)

Giulia Bonelli: Giornalista scientifica