Un team di astronomi guidato dall’Università dell’Arizona ha creato un’immagine tridimensionale e dettagliata di una stella ipergigante morente. Il gruppo ha tracciato la distribuzione, le direzioni e le velocità di una varietà di molecole che circondano l’astro VY Canis Majoris.
Lo studio è stato presentato il 13 giugno nel corso del 240° Meeting dell’American Astronomical Society a Pasadena, in California, e offre diversi spunti sui processi che accompagnano la morte delle stelle giganti.
Le stelle supergiganti estreme, conosciute come ipergiganti, sono molto rare. Ne sono un esempio Betelgeuse, la seconda stella più luminosa nella costellazione di Orione e Nml Cygni, nota anche come V1489 Cygni, nella costellazione del Cigno. A differenza delle stelle con massa inferiore – che hanno maggiori probabilità di gonfiarsi una volta che entrano nella fase di gigante rossa – le ipergiganti tendono a subire sostanziali e sporadici eventi di perdita di massa che formano strutture complesse e altamente irregolari composte da archi, grumi e nodi.
Situata a circa 3.009 anni luce dalla Terra, VY Canis Majoris è una stella variabile pulsante nella costellazione meridionale del Canis Major. Con un’estensione compresa tra 10.000 e 15.000 unità astronomiche, VY CMa è forse la stella più massiccia della Via Lattea.
Le precedenti immagini di VY CMa, ottenute grazie al telescopio spaziale Hubble, hanno mostrato la presenza di archi distinti e nodi, molti dei quali si estendono per migliaia di unità astronomiche dalla stella centrale. Per scoprire maggiori dettagli sui processi con cui le stelle ipergiganti mettono fine alla loro vita, il team ha deciso di tracciare alcune molecole attorno all’ipergigante e mapparle su immagini preesistenti della polvere, scattate dal telescopio spaziale Hubble.
Il team ha utilizzato l’Atacama Large Millimeter Array, o Alma, in Cile per tracciare una varietà di molecole nel materiale espulso dalla superficie stellare. Il telescopio ha realizzato una mappa preliminare che ritrae la presenza di ossido di zolfo, anidride solforosa, ossido di silicio, ossido di fosforo e cloruro di sodio. Da questi dati, il gruppo ha costruito un’immagine della struttura del deflusso molecolare globale di VY CMa su scale che comprendevano tutto il materiale espulso dalla stella.
«Ora possiamo integrare queste nuove informazioni nella mappa del cielo che abbiamo già a disposizione – afferma Lucy Ziurys, autrice dello studio – finora sono state studiate solo piccole porzioni di questa enorme struttura, ma non possiamo capire la morfologia di queste grandi stelle se non guardiamo l’intera regione. Ecco perché abbiamo voluto creare un’immagine completa».