Un sistema autopulente per sconfiggere germi e batteri a zero G. È un progetto dell’Esa in collaborazione con l’Iit, l’Istituto Italiano di Tecnologia, che sta mettendo a punto un metodo innovativo per prevenire i rischi per la salute degli astronauti causati da agenti patogeni.
È praticamente impossibile trovare un luogo abitato completamente libero da germi e batteri, e la Stazione spaziale internazionale non fa eccezione. Da tempo gli scienziati tengono sotto controllo il fenomeno, e non sono mancati studi approfonditi sulla popolazione batterica a bordo della Iss. Qui sono stati trovati anche agenti patogeni dannosi per la salute umana come lo Staphylococcus aureus, noto per causare infezioni alla pelle e alle vie respiratorie, nonché intossicazioni alimentari.
Per eliminare questo e altri batteri potenzialmente pericolosi, il team dell’Iit sta lavorando sull’ossido di titanio, già utilizzato sul nostro pianeta nei vetri autopulenti. Quando l’ossido di titanio è esposto alla luce ultravioletta, scompone il vapore acqueo presente nell’aria nei cosiddetti radicali liberi dell’ossigeno, che consumano qualsiasi cosa si trovi sulla superficie, comprese le membrane batteriche.
Il vantaggio di questo sistema è che i microrganismi vengono colpiti senza eccezioni: si elimina quindi la possibilità di aumentare la resistenza batterica, come invece avviene con alcuni prodotti antibatterici. Ricoprire le superfici delle navicelle spaziali con questo materiale autopulente a base di ossido di titanio potrebbe quindi essere molto utile per diminuire il rischio per gli astronauti di ammalarsi durante le missioni spaziali. Un aspetto già molto importante sulla Iss, attuale dimora dell’astronauta italiana dell’Esa Samantha Cristoforetti, ma che diventerà cruciale in vista di viaggi spaziali di lunga durata verso Luna e Marte.