Forme di vita microbica sarebbero esistite sulla Terra circa 3,75 miliardi di anni fa; è quanto emerge da uno studio pubblicato su Science Advances. Prima di questa rivoluzionaria scoperta, i fossili di origine microbica più antichi (ritrovati nell’Australia occidentale) erano datati a 3,46 miliardi di anni.
Il team di ricercatori, coordinato dalla University College London–Earth Sciences, sarebbe giunto a questa conclusione analizzando un campione di roccia estratto nel 2008, nella Nuvvuagittuq Supracrustal Belt del Quebec (in Canada).
Gli scienziati hanno dunque proceduto al taglio del campione in piccole sezioni di circa 100 micron, per osservare da vicino le minuscole strutture fossili di batteri contenute al suo interno.
Si tratterebbe di batteri che, probabilmente, vivevano senza ossigeno e attraverso una forma di fotosintesi innescata da elementi come ferro, zolfo, anidride carbonica e luce.
Oltre ad analizzare il campione roccioso con microscopi ottici e spettroscopi Raman, il team è ricorso anche ad un’indagine digitale mediante un supercomputer che, attraverso due tecniche di imaging, è stato capace di riprodurre migliaia di immagini ad alta risoluzione. La prima tecnica è stata la micro-Tc (microtomografia) che utilizza i raggi X per osservare l’ematite all’interno delle rocce; la seconda si avvale di un fascio ionico focalizzato (che taglia la roccia in sezioni spesse 200 nanometri) e di un microscopio elettronico integrato che acquisisce un’immagine.
Entrambe le tecniche hanno prodotto modelli 3D che hanno permesso ai ricercatori di individuare tracce di carbonio organico.
Questa nuova scoperta suggerisce che una varietà di vita microbica potrebbe essere esistita sulla Terra primordiale, appena 300 milioni di anni dopo la formazione del pianeta.
Questa scoperta, quindi, ha una portata più ampia; infatti, come sostiene Dominic Papineau (autore principale dello studio): «Questi risultati hanno implicazioni per la possibilità di vita extraterrestre. Se la vita è relativamente veloce ad emergere, date le giuste condizioni, ciò aumenta le possibilità che la vita esista su altri pianeti».
In alto: Particolare del campione roccioso analizzato dai ricercatori dell’Ucl
Crediti immagine: Dominic Papineau