SATELLITI NATURALI/Uno studio pubblicato su Journal of Geophysical Research: Planets afferma che la piccola luna derivi da materiale scagliato nello spazio dal pianeta, dopo aver subito un impatto

Valeria Guarnieri25 settembre 2018

Asteroidi catturati dalla forza gravitazionale di Marte oppure porzioni rocciosedel pianeta finite in orbita dopo un evento traumatico? La natura peculiare di PhobosDeimos, i due piccoli satelliti del Pianeta Rosso scoperti da Asaph Hall nell’agosto 1877, da anni suscita interrogativi negli studiosi che cercano di dare una risposta al complesso problema delle loro origini. Una nuova ricerca, coordinata dalla Stony Brook University di New York, tenta di far chiarezza e, dati alla mano, propende per l’ipotesi dell’evento traumatico. L’indagine, illustrata nell’articolo “Mgs‐Tes spectra suggest a basaltic component in the regolith of Phobos”, è stata pubblicata ieri su Journal of Geophysical Research: Planets, rivista dell’American Geophysical Union.

Ambedue le lune – alla luce visibile – hanno un colore piuttosto scuro che le rende somiglianti agli asteroidi primitivi del Sistema Solare esterno; questo look ha fatto pensare che, all’inizio, potessero essere corpi celesti di questo tipo catturati dall’azione gravitazionale del Pianeta Rosso in un remoto passato. Tuttavia, questa ipotesi non collima con le orbite percorse da Phobos e Deimos. Gli autori dell’articolo trovano più convincente lo scenario che vede le due lune come parti rocciose di Martescagliate nello spazio, dopo un impatto di vaste proporzioni sulla sua superficie. Il punto di partenza per la ricerca è stato un set di dati poco utilizzato della missione Mars Global Surveyor della Nasa, lanciata nel 1996 e terminata nel 2007, il cui compito è stato realizzare una mappatura completa di Marte; in particolare, gli studiosi si sono concentrati sui dati spettroscopici di Phobos.

Alla luce visibile e al vicino infrarosso Phobos sembra effettivamente ricordare gli asteroidi di tipo D, che hanno una superficie molto scura per la presenza di carbonio. Gli studiosi hanno quindi preso in considerazione la ‘firma’ spettrale del piccolo oggetto al medio infrarosso e l’hanno messa a confronto con quella del meteorite caduto nel 2000 in Canada presso il lago Tagish. La sperimentazione, che ha visto i campioni del meteorite sottoposti alle condizioni in cui si trova Phobos, ha dato come risultato una somiglianza tra almeno una delle componenti dello spettro: quella relativa al basalto, comune roccia vulcanica di cui è costituita la maggior parte della superficie di Marte. Il team della ricerca ritiene quindi che lo scenario di Phobos originato da una porzione rocciosa della crosta del pianeta sia credibile e possa contemplare, nel processo di formazione della piccola luna, anche la presenza di altri detriti, sempre provenienti da Marte.