Ogni pianeta ha un’impronta inconfondibile. Quella di Giove è una tempesta gigante conosciuta come la Grande Macchia Rossa. Un immenso vortice anticiclonico caratterizzato da venti che soffiano in senso antiorario con velocità fino a 650 km orari. Il ‘re’ delle tempeste del sistema solare è studiato da 150 anni rimanendo tuttavia avvolto dal mistero.
Nel tempo gli astronomi hanno notato che la tempesta si sta riducendo, assumendo sempre più una forma ovale. Con un diametro attuale di 16.000 km riuscirebbe ancora a contenere la Terra. La prima immagine dettagliata della Grande Macchia Rossa è giunta a noi nel 1979 quando la sonda spaziale della Nasa Voyager 1 ha fotografato Giove a 9 milioni di km di distanza. Solo dal 1990, il telescopio spaziale Hubble di NASA ed ESA ci permette una visione annuale e molto più chiara del pianeta.
Analizzando le immagini fornite nell’ultimo decennio si è giunti così a una scoperta importante: i venti più esterni della Grande Macchia Rossa stanno accelerando. Le correnti sul bordo del vortice sono infatti aumentate fino all’8% dal 2009 al 2020. Al contrario, i venti nelle regioni più interne si stanno muovendo molto più lentamente.
Una minima variazione che ammonta a meno di 2,5 km all’ora ogni anno terrestre, riscontrata solo grazie alla copertura temporale e alla risoluzione spaziale di Hubble, telescopio in grado di rivelare della tempesta dettagli fino a 170 km di diametro.
Rimane tuttavia molto complicato osservare cosa succede al di sotto delle nuvole. Ma la recente scoperta potrà aiutare a capire cosa sta alimentando la Grande Macchia Rossa e come il vortice stia mantenendo l’energia. L’osservazione di questa leggendaria e longeva tempesta continua così a essere utile per comprendere la fisica e l’evoluzione dei venti e delle nuvole anche in altri pianeti, compresa la Terra.
Crediti immagine in evidenza: NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS/Björn Jónsson