La presenza di spazi vuoti nei dischi protoplanetari è correlata a stelle di massa elevata e allo sviluppo di esopianeti gassosi ed extralarge: lo afferma uno studio in pubblicazione su The Astrophysical Journal, basato sui dati del telescopio Alma dell’Eso.

L’indagine è stata condotta da un team di ricercatori della University of Victoria (Canada) e della Universidad Adolfo Ibáñez di Santiago (Cile) ed è disponibile in anteprima sulla piattaforma arxiv.org (articolo: “A stellar mass dependence of structured disks: A possible link with exoplanet demographics”).

Gli autori del saggio hanno analizzato i dati di oltre 500 giovani stelle – monitorate da Alma in occasione di precedenti mappature – e sono giunti alla conclusione che esista un legame tra le strutture dei dischi protoplanetari e determinate tipologie di esopianeti.

Infatti, astri dotati di una massa piuttosto elevata, con buona probabilità, sono circondati da dischi che presentano degli spazi; questi ultimi sarebbero direttamente connessi all’elevato numero di esopianeti giganti (con masse pari o superiori a quella di Nettuno) di cui è stata riscontrata evidenza intorno a tali stelle.

Questi risultati, secondo gli studiosi, gettano nuova luce sui processi di formazione ed evoluzione planetaria: in pratica, tale correlazione apre una sorta di ‘finestra’ indietro nel tempo e consente di prevedere come si dovevano presentare i sistemi esoplanetari in ogni fase del loro sviluppo.

Il nuovo studio è il primo ad illustrare la corrispondenza tra il numero di dischi in cui sono presenti spazi e il numero di pianeti giganti. La metodologia utilizzata per questo tipo di indagine può essere applicata anche ai sistemi dotati di stelle con massa contenuta, dove gli scienziati ritengono di trovare – con tutta probabilità – esopianeti rocciosi ascrivibili alla ‘famiglia’ delle super-Terre: in pratica, un tipo di corpo celeste che tende a formarsi in dischi più compatti e privi di spazi.

Quindi, il collegamento tra massa stellare e ‘demografia’ planetaria può essere molto utile per identificare quali stelle studiare per cercare determinate classi di pianeti e, in caso di sistemi ‘maturi’, risalire alle loro origini e all’ambiente che in un remoto passato li ha visti formarsi. Questa procedura, ad esempio, potrà essere utilizzata per cercare pianeti rocciosi simili alla Terra nel cosiddetto ‘vicinato solare’.

In alto: varie tipologie di disco protoplanetario, immagini di Alma (Crediti: Alma – Eso/Naoj/Nrao, S. Dagnello – Nrao).