Nel futuro dell’esplorazione spaziale c’è la Luna: ne abbiamo avuto ulteriore conferma ieri alla mostra del cinema di Venezia, con la presentazione in anteprima del docufilm Lunar City di Alessandra Bonavina alla presenza degli astronauti Paolo Nespoli e Roberto Vittori. Ma oltre che potenziale sede per le future basi lunari e punto di partenza per missioni verso Marte, il nostro satellite continua ad essere anche affascinante oggetto di indagine da parte degli scienziati.

Ora uno studio coordinato dalla Rutgers University e dalla University of California getta una nuova luce su uno dei più affascinanti misteri sulla superficie lunare: i cosiddetti lunar swirls, strane strutture che determinano un contrasto di luminosità, chiamato albedo, rispetto alle aree adiacenti. Questo fenomeno è responsabile del tipico chiaroscuro lunare visibile anche con i telescopi – il più famoso è il Reiner Gamma, che si estende per svariati chilometri. Secondo la nuova ricerca, la causa di questo enigma sarebbe da imputare a una forte attività vulcanica nel passato lunare, che avrebbe generato un campo magnetico molto intenso. A partire dal poco che si conosce sulle caratteristiche degli swirls lunari, gli scienziati hanno sviluppato dei modelli matematici per ricostruire gli antichi ‘magneti’ geologici della Luna.

I risultati, pubblicati su Journal of Geophysical Research – Planets, mostrano che a ciascuna di queste strutture corrisponde un oggetto fortemente magnetizzato dalla forma stretta e allungata: qualcosa che ricorda molto i tunnel di lava già scoperti da tempo sul nostro satellite. Per questo gli scienziati hanno concluso che il magnetismo lunare, e quindi l’effetto albedo corrispondente, sia strettamente legato al passato vulcanico del nostro satellite. Resta da capire il motivo per cui l’antica lava che scorreva sulla superficie lunare fosse così fortemente magnetizzata; un mistero che va indagato ricostruendo l’ambiente lunare al tempo di quelle antiche eruzioni, oltre 3 miliardi di anni fa.