Lo dimostrano quasi tutte le recenti imprese di esplorazione spaziale: il lavoro scientifico non finisce con il termine di una missione, ma continua spesso per parecchi anni grazie alla grande mole di dati raccolti. Ma questa volta la missione Mars Pathfinder della Nasa si è superata: atterrata su Marte nel 1997, ha oggi permesso di svelare la presenza niente meno che di un possibile antico mare marziano prima sconosciuto.
Prima missione scientifica dell’agenzia statunitense per l’esplorazione del mondo rosso e prima ad aver trasportato un rover sul pianeta, Pathfinder ha inviato a Terra decine di migliaia di immagini, oltre a 15 analisi di campioni rocciosi. Queste informazioni hanno suggerito agli scienziati l’ipotesi che ci fosse acqua nel passato marziano, teoria poi confermata dalle missioni successive.
Ora un nuovo studio coordinato dal Planetary Science Institute, pubblicato su Nature Scientific Reports, ha rianalizzato i dati relativi al sito di atterraggio di Pathfinder: proprio qui gli scienziati hanno individuato i confini di un possibile antico ambiente marino, probabilmente frutto di un’emissione di acqua dagli strati più profondi della superficie del pianeta nel passato marziano.
“Questo risultato – commenta Alexis Rodriguez, leader dello studio – potrebbe portare nuovi indizi sull’abitabilità marziana. Abbiamo trovato un bacino con dimensioni simili all’area di tutta la California, che separa la maggior parte dei canali marziani dal luogo di atterraggio di Pathfinder. Questo bacino è ricoperto da un deposito di sedimenti la cui distribuzione combacia con i resti di un’antica inondazione, possibile responsabile della formazione di un mare sotterraneo.”
Secondo gli scienziati, l’acqua liquida intrappolata nei meandri marziani a un centro punto sarebbe traboccata verso la superficie, contribuendo così al paesaggio che Pathfinder ha trovato su Marte 22 anni fa.