Rosetta, Planck e Lisa Pathfinder, le tre missioni Esa con un forte contributo italiano, hanno ricevuto il premio annuale della Royal Astronomical Society, la prestigiosa società scientifica del Regno Unito con sede a Londra, per i risultati significativi ottenuti nei campi dell’astronomia, della geofisica e della tecnologia

Rispetto alle precedenti missioni dedicate alle comete, Rosetta è stata la prima ad orbitare intorno ad una cometa – 67/P Churyumov-Gerasimenko -, a seguirla in viaggio verso il Sole e soprattutto a raggiungerne la superficie con il suo lander Philae – dopo un viaggio di oltre dodici anni nello spazio iniziato il 2 marzo 2002 e terminato il 30 settembre 2016, in un percorso che ha superato i sei miliardi di chilometri. Una peculiarità che l’ha resa una missione da record e una fonte costante di preziosissimi dati per gli studiosi.

Rosetta è stata la principale missione Cornerstone del programma Esa Horizon 2000 per l’esplorazione dei corpi minori del Sistema Solare. Dei 21 strumenti a bordo sulla sonda e su Philae, ben quattro sono sotto la responsabilità italiana. Si tratta di VIRTIS (Visual InfraRed and Thermal Imaging Spectrometer) dell’IAPS (INAF Roma), GIADA (Grain Impact Analyser and Dust Accumulator) dell’Università “Parthenope” di Napolie la WAC (Wide Angle Camera) di Osiris dell’Università di Padova. La camera è stata costruita da un consorzio europeo finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana per quanto riguarda l’Italia.

A bordo del lander è italiano anche  il sistema di acquisizione e distribuzione dei campioni (Sd2), realizzato da Selex Es sotto la responsabilità scientifica di Amalia Ercoli Finzi del Politecnico di Milano, ed il sottosistema dei pannelli solari, con il Politecnico di Milano.

A ricevere il premio denominato “The 2018 Service Award for Geophysics” è stato Matt Taylor dell’Esa per il suo contributo alla missione Rosetta mentre “2018 Group Achievement Award in Astronomy” è stato assegnato alla Missione Planck, la terza Medium-Sized Mission (M3) del programma Horizon 2000 dell’ESA, che dal 2009 al 2013 ha studiato la radiazione cosmica di fondo.

Il premio è stato attribuito all’intero team internazionale di scienziati e ingegneri che sono stati essenziali per il successo della missione. Anche Planck, cui contribuisce anche l’Asi, parla italiano: infatti, il nostro Paese è responsabile della realizzazione di LFI, un insieme di 11 antenne a horn e 22 radiometri posizionati nel fuoco del telescopio del satellite Planck, che opera nelle bande centrate alle frequenze di 30, 44 e 70 GHz.

L’Italia – in partnership con la Francia – ha partecipato anche alla realizzazione dello strumento HFI, costituto da 48 bolometri raffreddati a 0.1 K che operano alle frequenze comprese tra 100 e 857 GHz.

Infine, ma solo per ordine di tempo, il 2017 Space Technology Award per la missione Lisa Pathfinder, istituito per riconoscere un risultato eccezionale nella tecnologia spaziale, per aver saputo “fornire e gestire una nuova navicella spaziale che dimostra chiaramente che un osservatorio spaziale delle onde gravitazionali è alla nostra portata tecnica”.

L’annuncio della premiazione è stato fatto durante l’Ordinary Meeting del Royal Astronomical Society tenutosi a Londra. I vincitori saranno invitati a ritirare i loro premi durante la European Week of Astronomy and Space Science di Liverpool che si terrà ad aprile.