Gli astronauti impegnati nei lunghi viaggi spaziali dovranno fare i conti con un ‘nemico’ che potrebbe mettere alla prova la loro salute proprio dall’interno dei moduli spaziali. Stiamo parlando della crescita del mycobiota, un fungo che – secondo uno studio del JPL della NASA pubblicato sulla rivista Microbiome – si sviluppa all’interno degli habitat spaziali riservati agli astronauti.

Il team di ricercatori ha svolto le ricerche sul comportamento del fungo servendosi del Lunar/Mars Analog Habitat (ILMAH), un modulo gonfiabile che imita le condizioni in cui si trovano gli astronauti della Stazione Spaziale.

Secondo la ricerca, alcuni tipi di funghi – compresi quelli patogeni che causano problemi di salute all’uomo – sono aumentati di numero durante la permanenza dell’uomo nell’habitat. Di conseguenza, il soggiorno prolungato degli astronauti in questi ambienti, potrebbe portare ad una diminuzione della risposta immunitaria che rende più vulnerabili agli agenti patogeni. Questo tipo di funghi inoltre, potrebbe anche deteriorare il modulo stesso nel corso del tempo.

L’obiettivo primario della ricerca, era appunto comprendere i cambiamenti fisiologici e psicologici dell’uomo in un ambiente di dimensioni limitate, nell’arco di trenta giorni. Per determinare la composizione del mycobioma durante la permanenza umana, gli abitanti del modulo – completamente isolato dal mondo esterno ad eccezione dello scambio di aria filtrata dall’esterno all’interno – hanno ricevuto un programma di lavoro settimanale che includeva la pulizia dell’habitat e la raccolta di campioni di superficie.

I campioni sono stati raccolti da otto diverse posizioni in quattro tempi differenti: a 13, 20 e 30 giorni di permanenza, mentre l’habitat è stato pulito ogni settimana con salviette antibatteriche. Il team di scienziati ha poi sequenziato i campioni per elencare le specie di funghi totali e soprattutto quelle in grado di riprodursi. Dai risultati, le popolazioni Cladosporium cladosporioides – un comune fungo esterno –  risultano aumentate: il fungo provoca raramente infezioni nell’uomo ma potrebbe causare reazioni atipiche nel caso di soggetti con sistemi immunitari indeboliti, come gli astronauti.