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L’origine dell’acqua terrestre nella polvere lunare

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La polvere lunare riportata sulla Terra dalla missione dell’Agenzia Spaziale Cinese (Cnsa) Chang’e-6 contiene dei minuscoli frammenti di meteoriti primitive, simili a quelle che, miliardi di anni fa, potrebbero aver fornito alla Terra parte dell’acqua e dei composti necessari per la vita. La scoperta, descritta in uno studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, ha sorpreso anche gli scienziati: tra i campioni riportati sulla Terra sono stati trovati frammenti di meteoriti rarissime, ricche d’acqua e di composti organici, elementi considerati fondamentali per la comparsa della vita.

Sulla Terra, l’atmosfera agisce come uno scudo che brucia la maggior parte delle meteoriti più delicate e ricche d’acqua, impedendo che arrivino integri al suolo.
La Luna invece non possiede una vera atmosfera (è chiamata Esosfera ed è un miliardo di miliardi di volte meno densa di quella terrestre), non esiste corrosione o vento e quindi conserva meglio le tracce degli impatti avvenuti anche in epoche antichissime. Per questo motivo, i campioni lunari rappresentano un archivio unico dei materiali che hanno colpito il sistema Terra-Luna nei primi miliardi di anni della sua storia.

I ricercatori hanno esaminato due grammi di polvere lunare per individuare eventuali residui di condriti carbonacee di tipo Ci, considerate tra le più primitive del Sistema Solare. Queste meteoriti contengono una percentuale particolarmente alta di acqua , in media circa il 20-25%, oltre a molecole organiche semplici, carbonio organico, amminoacidi e zuccheri semplici, ragione per cui sono ritenute potenziali portatrici degli ingredienti chimici alla base della vita.

Per riconoscere la natura dei frammenti, gli scienziati hanno innanzitutto misurato i rapporti tra metalli come ferro, manganese e zinco, scoprendo che differivano nettamente da quelli più comuni nelle rocce lunari. L’analisi della tessitura e della struttura ha anche indicato che i campioni scaturiscono da un corpo più grande, che si frammentò e fuse nell’impatto con la superficie lunare.

Successivamente, è stato impiegato un spettrometro di massa a ioni secondari (Sims) per misurare la firma isotopica dell’ossigeno triplo, un parametro che permette di distinguere l’origine dei materiali cosmici. Le proporzioni isotopiche ottenute, un marcatore univoco dell’origine delle meteoriti, coincidevano con quelle note per le condriti carbonacee di tipo Ci, confermando l’identificazione.

Gli autori osservano che l’analisi di questi frammenti suggerisce una rivalutazione della composizione media delle meteoriti che hanno colpito la Terra e la Luna. Le meteoriti carbonacee raccolte sul nostro pianeta non consentono una stima precisa della varietà di rocce presenti nel Sistema Solare interno, perché sono particolarmente fragili, rarissime (solo l’1% di tutte le meteoriti trovate sulla Terra) e generalmente non sopravvivono all’ingresso in atmosfera.

Sulla Luna invece, frammenti di questo genere si trovano in condizioni migliori e suggeriscono che asteroidi ricchi di acqua e sostanze volatili abbiano bombardato sia la Terra che la Luna in misura maggiore di quanto si stimasse finora.
Secondo gli autori, le condriti simili al tipo Ci possono quindi essere considerate un’importante riserva di materiale esogeno depositato sulla superficie lunare e, in epoche remote, anche sul nostro pianeta.

Immagine: Rendering del lander cinese Chang’e-6
Crediti: Xinhua/Jin Liwang
Gianluca Liorni: Ingegnere, astrofilo e divulgatore scientifico. Sono appassionato di Scienze e Tecnologie, che seguo da decenni, con particolare predilezione per l'astrofisica, la cosmologia e l'esplorazione spaziale