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Meteora di Chelyabinsk e il nuovo osservatorio per oggetti occultati dalla luce del Sole

A poche ore dal passaggio di 2023 CX1, il meteoroide individuato a sette ore dall’impatto con l’atmosfera terrestre, cade l’anniversario della meteora di Chelyabinsk, che colpì la Terra nella zona degli Urali, in Russia, il 15 febbraio del 2013.

Più grande di 2023 CX1, ma non abbastanza per oltrepassare l’atmosfera: con i suoi 20 metri di diametro e un peso di circa 13mila tonnellate, è esplosa a un’altitudine di 30 chilometri dalla superficie terrestre. L’energia liberata, tuttavia, ha creato un’onda d’urto tale da danneggiare migliaia di edifici, infrangere le finestre e ferire circa 1500 persone con schegge di vetro.

Me perché la meteora di Chelyabinsk non è stata intercettata? Con un preavviso sufficiente, l’impatto di un asteroide è l’unico disastro naturale che si possa in qualche modo prevenire. La risposta sta nella direzione di provenienza di questo corpo: coincideva con la posizione del Sole.

Nascosti nel bagliore della nostra stella, infatti, viaggiano asteroidi, non ancora catalogati e quindi con un percorso a noi sconosciuto.

L’Agenzia Spaziale Europea ha in cantiere un rilevatore che sarà collocato al punto 1 di Langrange (L1): Neomir. L’osservatorio orbitante, posizionato oltre l’atmosfera terrestre e con uno strumento a infrarossi di ultima generazione, individuerà oggetti vicini alla Terra con un diametro di oltre 20 metri almeno tre settimane prima del potenziale impatto con la Terra.

«Asteroidi delle dimensioni della meteora di Chelyabinsk colpiscono la Terra all’incirca ogni 50-100 anni – spiega Richard Moissl, responsabile della Difesa Planetaria dell’Esa – Con un preavviso adeguato, le autorità locali potrebbero consigliare ai cittadini di tenersi lontano da finestre e vetri. L’imminente missione Neomir dell’Esa rileverà oggetti, come quello arrivato su Chelyabinsk, provenienti dalla regione del cielo in cui si trova il Sole e colmare così una lacuna fondamentale nelle nostre attuali capacità di prevedere impatti pericolosi».

La maggior parte degli asteroidi più grandi di un km sono già stati scoperti e catalogati e, come ha dimostrato l’impatto di Dart sul sistema binario Dimorphos – Didymos, la deviazione degli asteroidi sarà un’opzione realistica.

La missione Hera dell’Esa, la cui partenza è prevista a ottobre 2024, contribuirà ulteriormente all’approfondimento dei risultati dell’impatto della generato con la missione Dart.

 

Immagine in apertura: illustrazione di Neomir – Crediti: Esa/P.Carril

Barbara Ranghelli: Giornalista