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Laghi della Terra, numeri in crescita

Aumentano gli specchi d’acqua sulla superficie del nostro pianeta, soprattutto quelli piccoli. Sembrerebbe una buona notizia per un mondo sempre più colpito da estati siccitose, ma in realtà queste riserve idriche nascondono delle insidie: infatti, i laghi emettono abbondanti gas serra, dovuti ai batteri e ai funghi che si nutrono di flora e fauna in decomposizione sui fondali.

La crescita dei bacini e i suoi effetti sugli ecosistemi, sulla ‘contabilità’ del carbonio della Terra e sulle attività umane sono al centro di un recente studio di Nature Communications (articolo: “Mapping global lake dynamics reveals the emerging roles of small lakes”); l’indagine è stata svolta da un team internazionale di ricercatori, coordinato dalla Scuola di Ingegneria e Scienze Ambientali dell’Università di Scienze e Tecnologia di Shenzhen (Cina).

Lo studio si basa su una pluralità di dati, compresi quelli satellitari del programma Landsat. Gestito congiuntamente dalla Nasa e dalla Usgs (United States Geological Survey), Landsat ha preso il via con il suo primo satellite il 23 luglio 1972 ed è tuttora in corso con due satelliti attivi, l’8 e il 9.

Il punto di partenza del gruppo di lavoro è stata la realizzazione di una mappatura dei bacini nel periodo 1984 – 2019: a livello globale, sono stati contati 3,4 milioni di specchi d’acqua e l’incremento complessivo delle superfici lacustri nei 35 anni considerati è stato di oltre 46mila chilometri quadrati. Gli specchi d’acqua sono aumentati principalmente per due ragioni: la necessità di riserve idriche, anche per la produzione di energia, e il cambiamento climatico che ha comportato lo scioglimento di ghiacciai e permafrost dove si sono formate pozze che, con il tempo, sono diventate laghetti.

Una crescita così imponente si è fatta sentire pesantemente sull’atmosfera: l’azione di batteri e funghi sopra citata si traduce in esalazioni di anidride carbonica, metano e ossido di azoto. In pratica, i laghi si comportano come una sorta di ‘fabbrica’ di gas e probabilmente sono responsabili di circa il 20% delle emissioni globali di Co2 nell’atmosfera.

Conoscere l’esatto numero dei laghi sulla Terra e le loro dimensioni – sottolineano gli studiosi – è di fondamentale importanza per monitorare l’andamento dei gas serra. Infatti, i laghi formato mignon sono quelli più insidiosi perché in essi è maggiore l’accumulo di materia organica e molto spesso sono poco profondi: di conseguenza, le loro emissioni sono più abbondanti rispetto a quelle di bacini più grandi. Da un altro punto di vista, i laghi piccoli sono un ecosistema fragile e particolarmente sensibile al cambiamento climatico: da una stagione all’altra, possono subire mutamenti nelle dimensioni e nella chimica delle acque, costituendo quindi uno strumento per valutare le conseguenze delle crisi ambientali.

Anche per questo tipo di studio la tecnologia spaziale ha fatto la differenza: la longevità del programma Landsat, infatti, ha permesso agli autori di poter contare su ampie serie temporali di dati satellitari da cui evincere l’andamento del numero dei laghi e delle loro dimensioni.

In alto: il Lago Powell, situato negli Usa tra Arizona e Utah, visto dai satelliti Landsat 8 e 9. Le immagini a confronto mettono in evidenza la riduzione della superficie lacustre dal 2017 al 2022 (Crediti: Usgs/Nasa Landsat) 

Valeria Guarnieri: Nata in tempo utile per vivere sin dall'inizio il fenomeno Star Wars, lavora in ASI dal 2000 e dal 2011 si occupa di comunicazione web presso l'Unità Multimedia dell'ente. Dedica la maggior parte del tempo libero alla montagna, suo grande amore.