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Polveri e cambiamento climatico, le prime mappe di Emit

Le loro dimensioni sono minuscole ma sospinte dai venti nell’atmosfera possono scaldare o raffreddare l’aria, influenzando il clima: sono le polveri minerali delle regioni desertiche della Terra e sono il target della missione Emit della Nasa.

Emit (Earth Surface Mineral Dust Source Investigation), installato a bordo della Stazione Spaziale, ha iniziato la sua avventura in orbita lo scorso luglio ed è uno spettrometro in grado di produrre dati di qualità elevata e con portate molto più ampie rispetto a strumenti precedenti. L’analisi della composizione chimica delle polveri aiuterà la comunità scientifica a comprendere quali tipi di minerali possano influenzare maggiormente il clima nelle zone aride del nostro pianeta.

Dopo aver fatto le ‘prove generali’ alla fine di luglio con una rilevazione sull’Australia occidentale, Emit ha realizzato le sue prime mappe delle polveri minerali: le zone secche del Nevada e della Libia sono le protagoniste di queste misurazioni.

La mappa relativa al Nevada è centrata su una regione montuosa – posta a circa 200 chilometri a nordest del lago Tahoe – in cui sono state trovate chiazze in cui è prevalente la caolinite; si tratta di un minerale dai colori tenui le cui particelle disperdono la luce verso l’alto e raffreddano l’aria quando si muovono attraverso l’atmosfera. Gli studiosi stanno verificando l’accuratezza dei rilievi di Emit, mettendoli a confronto con quelli degli spettrometri che lo hanno preceduto, come Aviris della Nasa (dati del 2018).

La seconda mappa, invece, riguarda una sezione scarsamente popolata del Sahara – situata a 800 chilometri a sud di Tripoli – dove è stata rilevata una presenza considerevole di caolinite, insieme a ematite e goetite (due ossidi di ferro). A differenza della caolinite, le polveri scure degli ossidi di ferro assorbono intensamente l’energia solare: quindi, riscaldano l’atmosfera e possono influenzare il clima (qui il dettaglio della distribuzione dei minerali). In questo caso non è stato possibile fare un confronto con altri set di dati perché le informazioni pregresse sulla composizione delle polveri del Sahara sono piuttosto scarse se non addirittura inesistenti.

Emit, la cui missione durerà un anno, svolgerà un intenso programma di mappatura grazie alle sue capacità che gli permettono di misurare 300mila spettri al secondo. I dati consentiranno agli studiosi di migliorare sensibilmente i modelli relativi al cambiamento climatico, in cui potrà essere inserita la variabile che tuttora manca, vale a dire l’interazione delle polveri con il sistema-Terra.

In alto: l’area del Nevada esaminata da Emit. La foto in dimensioni originali è visibile qui (Crediti: Nasa/Jpl-Caltech/Usgs)

In basso: la zona della Libia esaminata da Emit. La foto in dimensioni originali è visibile qui (Crediti: Nasa/Jpl-Caltech)

 

Valeria Guarnieri: Nata in tempo utile per vivere sin dall'inizio il fenomeno Star Wars, lavora in ASI dal 2000 e dal 2011 si occupa di comunicazione web presso l'Unità Multimedia dell'ente. Dedica la maggior parte del tempo libero alla montagna, suo grande amore.