Un complesso insieme di nubi gassose sottili e contorte: così la regione di formazione stellare 30 Doradus, nota anche come Nebulosa Tarantola, si è presentata allo sguardo del radiotelescopio Alma.

L’immagine della nebulosa, che si trova nella Grande Nube di Magellano, contiene anche dati di altri telescopi dell’Eso e mostra l’azione modellante svolta dalle stelle massicce. La ricerca su 30 Doradus è stata presentata al 240° convegno dell’American Astronomical Society e pubblicata su The Astrophysical Journal (articolo: “The 30 Doradus Molecular Cloud at 0.4 Parsec Resolution with Alma: Physical Properties and the Boundedness of CO Emitting Structures”).

Le strutture articolate oggetto dello studio potrebbero essere i resti di nubi che, in passato, erano molto più grandi e che poi sono state distrutte dall’intensa energia rilasciata appunto dalle stelle massicce in un processo che viene definito ‘feedback’.

La Tarantola, che dista dalla Terra 170mila anni luce, è una delle regioni di formazione stellare più luminose e attive nel vicinato galattico e nel suo ‘cuore’ sono presenti astri che sono dei veri e propri ‘pesi massimi’: la loro massa raggiunge valori pari anche a più di 150 volte quella del Sole. Per gli astronomi quest’area costituisce un ottimo laboratorio per studiare i processi che portano al collasso delle nubi di gas e, successivamente, alla nascita di nuove stelle. Questa nebulosa rappresenta un unicum perché da una parte è abbastanza vicina alla Terra (quindi, agevole da studiare) e dall’altra le sue caratteristiche sono simili a quelle di cui sono dotate galassie molto lontane, risalenti a quando l’Universo era ancora giovane.

Il gruppo di lavoro, utilizzando gli strumenti di Alma per misurare le emissioni luminose del monossido di carbonio, ha esteso la sua analisi anche ad altre zone della Nebulosa Tarantola e ha mappato le vaste nubi di gas freddo in essa presenti dove avvengono i processi di formazione stellare. Gli studiosi pensavano di trovare segni evidenti della forza di gravità sopraffatta dal processo di ‘feedback’ nelle zone della nebulosa più vicine agli astri massicci; invece, hanno riscontrato che la gravità è ancora intensa, almeno in quelle aree che sono sufficientemente dense.

Il ritratto della Nebulosa Tarantola, oltre ai dati di Alma, contiene quelli nell’infrarosso dei telescopi Vlt e Vista dell’Eso. Nello specifico, le informazioni di Alma mettono in evidenza numerose striature rosse e gialle, indicative della presenza di gas molto denso e freddo da cui, un domani, si potrebbero formare nuove stelle.

In alto: la Nebulosa Tarantola (Crediti: Eso, Alma – Eso/Naoj/Nrao/Wong et al., Eso/M.-R. Cioni/Vista Magellanic Cloud survey. Acknowledgment: Cambridge Astronomical Survey Unit)