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Carne coltivata nella dieta Esa per lo spazio profondo

Prosegue l’impegno di Esa nel sostenere alcuni progetti per la coltivazione di carne coltivata, ossia prodotta artificialmente in laboratorio. Lo scopo è lo sviluppo di alternative valide per la nutrizione degli astronauti nelle future esplorazioni di lunga durata, con destinazione la Luna o Marte, per le quali si dovrà risolvere un problema sostanziale: trovare il modo per produrre cibo in loco.

La necessità sarà infatti quella di limitare la quantità di alimenti a lunga conservazione da trasportare dalla Terra, permettendo un più alto livello di autosufficienza.

«Trasportare grandi quantità di cibo a lunga conservazione comporta il rischio che il cibo si degradi nel tempo o addirittura vada perso, il che limiterebbe significativamente il grado di autosostenibilità e resilienza della missione», afferma l’ingegnere di Esa Paolo Corradi, promotore dell’idea di nutrire gli astronauti con la carne coltivata.
Questo cibo che potrebbe diventare il protagonista della svolta nella futura cucina dello spazio profondo.

Per le fonti di proteine, come la carne, l’agricoltura cellulare può fornire la soluzione per produrre cibo in situ senza bisogno di animali. Si otterrebbe così una quantità molto grande di carne coltivata da un numero limitato di cellule muscolari animali. Per esempio, da un campione di muscolo di mucca che pesa solo 0,5 grammi, si possono produrre circa 80.000 hamburger.  Fino a oggi però, uno dei grandi ostacoli è il costo elevato di questa produzione in laboratorio.

Per conto dell’Esa, Paolo Corradi, sta ora supervisionando le proposte giunte all’Agenzia a seguito dell’iniziativa lanciata l’estate 2021 con cui si è invitato il mondo della ricerca e l’industria a presentare progetti per innovative tecniche con le quali produrre cibo, soprattutto carne coltivata, durante le missioni spaziali.

Due squadre sono state selezionate per lavorare in parallelo; una è composta dalla giovane azienda tedesca yuri e dall’Università di Reutlingen, e l’altra dalle aziende britanniche Kayser Space, Cellular Agriculture e Campden BRI.

«Per prima cosa, i team analizzeranno e confronteranno il valore nutrizionale e i potenziali benefici dei prodotti a base di carne coltivata con quelli delle alternative alimentari proteiche per le applicazioni spaziali – spiega Corradi – Poi stabiliranno una serie di requisiti per la coltivazione della carne nello spazio, basati sulle linee guida nutrizionali per gli astronauti e per le future missioni di volo umano selezionate».

In questa seconda fase, le squadre saranno supportate dagli scienziati dell’Esa, esperti in nutrizione degli astronauti e volo spaziale umano, per approdare a un progetto preliminare per un sistema di produzione di carne coltivata per applicazioni spaziali, valutandone la fattibilità e analizzandone le prestazioni.

La ricerca condotta dall’Esa sulla carne coltivata potrebbe essere un altro esempio di come la ricerca spaziale possa contribuire a risolvere questioni di fondamentale importanza per il pianeta Terra, in linea con l’impegno dell’Agenzia per gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Dalle innovazioni per l’alimentazione degli astronauti potrebbero giungere, quindi, modelli alternativi alla produzione di carne, proponendo così vie più sostenibili in termini ambientali, di sicurezza alimentare, nonché di benessere umano e degli animali per la produzione di carne sul nostro pianeta.

 

Immagine: Esa

Giuseppe Nucera: Comunicatore scientifico e Multimedia producer. Laureato in Sociologia, ho conseguito il Master in Comunicazione della Scienza e dell'Innovazione Sostenibile dell'Università Milano-Bicocca. Dal 2012 collaboro con diverse agenzie editoriali e pubbliche per comunicare online ricerche e progetti scientifici.