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Uno sguardo elettronico sulla salinità del mare Artico

È uno dei parametri più importanti quando si parla di acque marine ed è influenzato da diversi fattori, tra cui le precipitazioni atmosferiche, l’evaporazione e le immissioni di acqua dolce derivanti dagli sbocchi dei fiumi e dallo scioglimento dei ghiacci: si tratta della salinità – ovvero il rapporto tra la massa di sale contenuta in una data quantità di acqua e la quantità di acqua stessa – che ha anche implicazioni dirette sul clima.

La misurazione della salinità dallo spazio e l’utilizzo dei dati satellitari per applicazioni di Osservazione della Terra sono al centro di un recente studio di Earth System Science Data (articolo: “Improved Bec Smos Arctic Sea Surface Salinity product v3.1”); la ricerca, coordinata dal Bec Center dell’Istituto di Scienze del Mare di Barcellona, ha visto anche la partecipazione del Centro Esrin dell’Esa e di Telespazio.

I dati impiegati per lo studio sono stati raccolti da Smos (Soil Moisture and Ocean Salinity), satellite dell’Esa che fa parte del programma Living Planet e che è stato progettato per approfondire il ciclo dell’acqua. Gli autori del saggio hanno utilizzato queste informazioni per perfezionare un modello informatico relativo alle previsioni del comportamento della circolazione marina nelle acque dell’Artico; le correnti di questi mari, infatti, sono influenzate direttamente dalla salinità.

Il team ha incorporato i dati di questo parametro ottenuti con Smos nel modello Topaz, che invece si basa su informazioni raccolte in situ; tale strumento è utilizzato dal centro Arc-Mfc (Arctic Monitoring and Forecasting Centre) ed è distribuito dal programma Copernicus; si tratta di un servizio che, tra i vari prodotti, realizza previsioni delle condizioni fisiche dell’oceano e del ghiaccio marino pressoché in tempo reale.

La salinità, insieme alla temperatura, determina la densità dell’acqua che, a sua volta, influisce sulla circolazione oceanica globale e quindi sulla regolazione del clima terrestre. La misurazione della salinità risulta difficile da eseguire in aree remote, come quelle dove si estende l’oceano Artico ed è in queste situazioni che la vista acuta dei satelliti può fornire un valido aiuto. Tra l’altro, i satelliti sono in grado di raccogliere dati su aree molto vaste, in maniera costante e indipendentemente dalle condizioni ambientali. Per misurare la salinità delle acque artiche dallo spazio sono state utilizzate le microonde passive che catturano l’energia elettromagnetica emessa dalla superficie marina e che, nel caso dell’oceano, dipende appunto dalla temperatura e dalla salinità.

Gli autori dello studio hanno evidenziato che i nuovi dataset raccolti per quest’ultimo parametro hanno una migliore risoluzione spaziale e sono in grado di offrire un quadro più approfondito in merito, consentendo di analizzare in dettaglio contesti differenti quali zone costiere e aree prossime alle foci dei fiumi oppure a ghiacciai in scioglimento. Le applicazioni sviluppate in questo ambito sono state supportate dal progetto Arctic+Sss dell’Esa, il cui principale obiettivo è la creazione di nuovi algoritmi e metodi per processare i dati di Smos.

In alto: una delle mappe della salinità artica realizzate per lo studio (Crediti: Icm-Csic)

Valeria Guarnieri: Nata in tempo utile per vivere sin dall'inizio il fenomeno Star Wars, lavora in ASI dal 2000 e dal 2011 si occupa di comunicazione web presso l'Unità Multimedia dell'ente. Dedica la maggior parte del tempo libero alla montagna, suo grande amore.