X

Aggiungi un posto sulla Soyuz

Oltre 90 milioni di dollari per raggiungere la Stazione spaziale internazionale. È quanto ha appena pagato la Nasa all’agenzia spaziale russa Roscosmos per un posto aggiuntivo su una navicella Soyuz, riferisce Space News. Il volo verso la Iss è previsto alla fine del 2020.

Potrebbe sembrare un controsenso spendere una cifra così esorbitante proprio nel momento in cui gli Stati Uniti si preparano a riguadagnare l’autonomia dalla Russia in materia di volo umano. Il prossimo 27 maggio infatti l’agenzia americana manderà sulla Iss gli astronauti Doug Hurley e Bob Behnken con la missione Demo-2, inaugurando la capsula Crew Dragon di SpaceX. E tornando così a lanciare astronauti nello spazio dal proprio territorio per la prima volta da quando fu sospeso il programma Shuttle nel 2011.

Perché quindi vincolarsi proprio ora alla Soyuz, e a caro prezzo? La risposta sta nel lungo percorso, non privo di ostacoli, verso l’autonomia dalla navetta russa. Fin dal 2015, dopo la selezione di Boeing e SpaceX nel Commercial crew program della Nasa, sono iniziati ad accumularsi ritardi nelle fasi di sviluppo e di test. Il che ha progressivamente allontanato la possibilità di inviare un equipaggio in orbita entro la fine del 2018, come inizialmente stabilito. Con il rischio sempre più concreto di esaurire i biglietti disponibili a bordo della Soyuz.

Avevamo iniziato a parlarne già due anni fa, quando si avvicinava il termine del contratto quadro tra Nasa e Roscosmos per i posti su quello che restava l’unico taxi disponibile per la Iss. Nella primavera del 2019, con i veicoli di Boeing e SpaceX che non erano ancora pronti a partire, la Nasa si è vista costretta a rinnovare gli accordi con la Russia fino all’autunno 2020.  A prezzi sempre più alti: un report pubblicato a novembre 2019 dall’Ufficio dell’Ispettore Generale della Nasa afferma che dal 2017 l’agenzia avrebbe speso circa 1 miliardo di dollari per 12 posti aggiuntivi sulla Soyuz, per far fronte ai ritardi del programma commerciale.

Chris Cassidy, l’unico astronauta statunitense attualmente presente sulla stazione, è arrivato ad aprile sull’ultimo posto che la Nasa aveva disponibile. Svolgerà sulla Iss una missione di lunga durata, e il suo ritorno è previsto per questo autunno. Nel frattempo, se tutto va bene, il programma commerciale di SpaceX sarà avviato.

Ma non c’è da stupirsi, visti i ritardi passati, che l’agenzia voglia tutelarsi ed evitare il rischio di perdere l’accesso alla Iss. L’acquisto del nuovo passaggio sulla Soyuz a fine 2020 sembra dunque una sorta di polizza assicurativa nel caso di ulteriori ritardi dell’equipaggio commerciale.

Il programma attuale prevede che gli astronauti di di Demo-2 trascorrano 4 mesi sulla casa spaziale. Dovrebbe poi seguire a stretto giro – anche se la data non è ancora stata resa nota – la prima missione operativa di Crew Dragon, Crew-1.L’equipaggio dovrebbe essere composto da tre astronauti della Nasa e uno dell’agenzia spaziale giapponese Jaxa. «Vogliamo capire il livello di rischio che dobbiamo accettare – ha detto recentemente l’Amministratore della Nasa Jim Bridenstine durante un briefing pre-lancio con SpaceX – quando Demo-2 tornerà a casa e guarderemo a Crew-1, valuteremo com’è andata e poi decideremo se avremo bisogno di un ulteriore sedile sulla Soyuz».

Giulia Bonelli: Giornalista scientifica freelance appassionata di clima, ambiente, osservazione della Terra e astronomia. Ha una laurea in filosofia e un master in comunicazione della scienza alla Sissa di Trieste. Collabora con la società di comunicazione della scienza formicablu ed è co-fondatrice di Facta.eu, centro no profit che applica il metodo scientifico al giornalismo. Dal 2015 collabora con Global Science, convinta che lo spazio sia un punto di vista privilegiato per comprendere meglio il nostro pianeta.