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Il ruggito del mostro galattico

Rappresentazione artistica di un buco nero Credit: Nasa

L’irresistibile attrazione gravitazionale che li caratterizza permette loro di fagocitare tutto ciò che li circonda da un raggio che va da 3 a 150 chilometri, ma con altrettanta foga sono in grado di restituire. I voraci buchi neri, mentre divorano materia, infatti, riscaldano allo stesso tempo il gas circostante e lo espellono dalla galassia ospite per mezzo di venti densi e potenti.

Fino ad ora questi forti flussi galattici erano stati rilevati solo in parte.  Un nuovo studio, pubblicato su Nature, ha indagato il modo in cui il gas espulso influenzi l’ambiente circostante, rilevando per la prima volta i forti venti attorno a un buco nero. La ricerca è stata condotta da un team internazionale di ricercatori, guidati dagli scienziati del Dipartimento di Fisica dell’Università di Alberta. Attraverso i dati raccolti nel corso di vent’anni da tre agenzie spaziali internazionali, gli scienziati hanno utilizzato nuove tecniche statistiche per studiare il fenomeno. “I venti spazzano via una gran parte della materia che un buco nero potrebbe ‘mangiare’”, ha descritto Bailey Tetarenko, studente di dottorato e autore principale dello studio. “In uno dei nostri modelli, i venti hanno rimosso l’80% del potenziale pasto del buco nero.”

Ma cosa causi esattamente questi venti nello spazio per ora rimane un mistero. “Riteniamo che i campi magnetici svolgano un ruolo chiave in questo, ma avremo bisogno di fare molte ricerche future per avere una risposta”, ha spiegato Craig Heinke, professore associato di fisica e coautore dello studio.

Ilaria Marciano: Giornalista | Digital Addicted since 1990