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Nuovi indizi sull’abitabilità del sistema TRAPPIST-1

Il sistema di pianeti in orbita attorno a TRAPPIST-1 in una rappresentazione artistica. Crediti: ESO/N. Bartmann/spaceengine.org

Quattro nuovi studi pubblicati sulle riviste Nature Astronomy e Astronomy & Astrophysics scavano a fondo nel sistema planetario della stella TRAPPIST-1. A distanza di un anno dalla sua scoperta, si torna a parlare del sistema planetario divenuto famoso per l’alto numero di pianeti nella zona abitabile della propria stella. Il team internazionale che ha condotto le ricerche è riuscito a ottenere informazioni più dettagliate sulla stella madre, a migliorare le stime dei raggi e delle masse dei pianeti, e a caratterizzare con maggior dettaglio le atmosfere planetarie.

Gli studi riportano che tutti e sette i pianeti sono composti principalmente da roccia, con una percentuale massima di acqua pari al 5%. Per chi è interessato a possibili forme di vita tale numero non deve scoraggiare, poiché si tratta di una quantità significativa. Per confronto, l’acqua presente sulla Terra rappresenta appena lo 0.02% della sua massa. Inoltre, cinque dei sette pianeti non mostrano presenza di idrogeno o elio nelle loro atmosfere. Questi elementi sono abbondanti nei giganti gassosi, quindi la loro assenza rafforza l’ipotesi che il sistema sia formato da mondi rocciosi.

Quanto al clima, considerando le dimensioni di TRAPPIST-1 e la distanza dei pianeti, tutti e sette i pianeti dovrebbero godere di temperature favorevoli alla presenza di acqua liquida sulla superficie. Su tutti, il quarto per distanza dalla stella (TRAPPIST-1e) sembra quello più simile alla Terra, anche se per ora sappiamo molto poco di ciò che accade sulla sua superficie. Amaury Triaud dell’Università di Birmingham, membro del team, spiega: «Combinando i nostri nuovi valori di masse e raggi con le nostre nuove informazioni dettagliate sulla stella, otteniamo densità più precise per ciascuno dei sette mondi, e questo significa conoscere meglio la loro composizione interna. I pianeti di TRAPPIST-1 somigliano notevolmente a Mercurio, Venere, la Terra, la sua Luna e Marte». Brice-Olivier Demory del’Università di Berna, co-autore dello studio, precisa: «Le densità, sebbene indizi importanti per indagare la composizione dei pianeti, non ci dicono nulla sulla loro abitabilità. Tuttavia il nostro studio rappresenta un importante passo avanti nello studio di questo sistema e della sua capacità di sostenere la vita».

Per caratterizzare al meglio il sistema, il team ha avuto a disposizione il telescopio spaziale Hubble, che ha studiato le variazioni di luminosità della stella al passaggio davanti al suo disco dei sette pianeti. Al momento è possibile escludere che le atmosfere di TRAPPIST-1b, c, d, e ed f siano dominate da idrogeno, mentre per TRAPPIST-1g occorrono nuovi dati. Una completa e dettagliata caratterizzazione della composizione chimica delle atmosfere, e quindi la possibilità di identificare una somiglianza maggiore con Venere o la Terra, arriverà solo con gli strumenti di prossima generazione, come il James Webb Space Telescope.

Elisa Nichelli: