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Asgardia, la nazione spaziale che non c’è

Lo stemma di Asgardia

di Enrico Potenza

Asgardia, auto-dichiaratasi prima “nazione spaziale” della storia, è attualmente in orbita. A circa un anno dall’annuncio della sua costituzione, lo scorso 12 novembre il satellite Asgardia-1 è stato lanciato dalla base Nasa di Wallops Island, in Virginia, a bordo di una navetta Cygnus, portando di fatto nello spazio lo Space Kingdom of Asgardia. Il satellite, un payload CubeSat di piccole dimensioni, contiene un disco rigido di archiviazione da 512gb sul quale sono stati caricati rappresentazioni digitali di costituzione, inno, stemma e calendario della neo-formata nazione, nonché diversi dati fra i quali migliaia di foto dei ‘cittadini’ che hanno aderito all’iniziativa registrandosi sul web. Obiettivo di fondo del progetto, a detta dei suoi ideatori, è la creazione di una nazione, basata nello spazio, che possa unire la futura umanità rendendola trans-etnica, transnazionale, trans-religiosa, etica e pacifica, basandosi sull’uguaglianza e la dignità di ogni essere umano.

Igor Raufovich Ashurbeyli, attuale sovrano e padre fondatore dello stato, si è così pronunciato: «Asgardia-1 è l’unica rappresentazione al mondo di un nuovo territorio, il primo passo verso l’unificazione dell’umanità». Non è infatti un caso che Ashurbeyli, 54enne scienziato e uomo d’affari, abbia approfittato dell’occasione offertagli dal lancio per incontrare esperti e politici a Washington con i quali confrontarsi sui passaggi necessari ad un pieno riconoscimento da parte delle Nazioni Unite, subordinato al soddisfacimento di determinati requisiti quali il possesso da parte di Asgardia di una popolazione permanente, un territorio ben definito, e un governo che le conferisca la capacità di interfacciarsi con altri stati. Step successivo verso la formazione di un’entità nazionale ben definita è quindi rappresentato dalle elezioni parlamentari indette per la prima metà del 2018, durante le quali i più di 150mila cittadini di Asgardia provenienti da 215 nazioni nel mondo saranno chiamati a scegliere 150 membri del parlamento destinati a formare il governo. Secondo Ram Jakhu, esperto legale di Space Law per Asgardia, l’aspetto più interessante dell’evoluzione del progetto è il suo enorme contributo al concetto di democrazia trans-nazionale, il fatto che Asgardia sia completamente libera ed aperta a chiunque.

Per quanto fondata su una filosofia di uguaglianza e di comunione e priva di ogni sorta di discriminazione, Asgardia (e nel caso specifico il satellite Asgardia-1, rilasciato lo scorso 6 dicembre) è comunque sottoposta all’esistente legislazione spaziale. A dispetto di quanto si possa credere, lo spazio ed il suo utilizzo sono regolamentati da diversi trattati, il più importante dei quali è l’Outer Space Treaty (Ost) entrato in vigore nell’ottobre 1967, i quali garantiscono il libero accesso allo spazio e l’esplorazione dello stesso, ma proibiscono qualsivoglia dichiarazione di sovranità. Tuttavia, come sancito dall’ottavo articolo dell’Ost secondo cui ogni Stato che lanci un oggetto nello spazio extra-atmosferico ne conserva giurisdizione e controllo, Asgardia-1 giace attualmente sotto la giurisdizione statunitense e, essendo stato lanciato e rilasciato nello spazio da compagnie private americane e dalla Nasa, è quindi ad oggi impossibile una sua rivendicazione come Nazione. Il viaggio di Ashurbeyli e compagni verso il compimento della propria missione è quindi ancora lungo, ma i numerosi membri del progetto sono convinti che l’umanità sia destinata a grandi cose e che Asgardia sarà un giorno la sua casa nello spazio.

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