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Dieta ipercalorica per buchi neri dormienti

Elaborazione artistica di un buco nero che divora gas (Credits: Nasa)

Hanno una stazza che oltrepassa miliardi di volte quella del Sole e se ne stanno acquattati a pasteggiare a base di gas e stelle nel ‘cuore’ delle galassie, Via Lattea compresa: sono i buchi neri supermassicci, crapuloni spaziali che fanno piazza pulita di tutto quello che gli capita a tiro e che sono al centro dell’attenzione della comunità scientifica per i loro meccanismi di accrescimento, ancora non del tutto chiari. Un nuovo studio, condotto da un gruppo internazionale di astronomi e coordinato dall’Università di Tel Aviv, ha cercato di far luce sui fattori che portano alcuni di questi soggetti a lanciarsi in mangiate colossali e soprattutto improvvise. La ricerca, dal titolo “A new class of flares from accreting supermassive black holes”, è stata appena pubblicata su Nature Astronomy.

Il punto di partenza per la ricerca è stato la scoperta di un particolare evento, classificato come At 2017bgt, verificatosi in 2Masx J16110570+0234002, una galassia dal nome piuttosto arzigogolato che si trova in direzione dell’area della Testa nella costellazione del Serpente (Serpens Caput). L’evento è stato individuato nel febbraio 2017 nell’ambito della mappatura Asas-Sn (All-Sky Automated Survey for SuperNovae) ed è stato inizialmente interpretato come una distruzione mareale (tidal disruption) o l’inghiottimento di una stella (star swallowing), Tale spiegazione è stata formulata perché la radiazione presente intorno al buco nero risultava oltre 50 volte più luminosa rispetto ad avvistamenti del passato.  A questo punto, il team della ricerca ha effettuato una massiccia campagna di osservazioni, utilizzando svariati ‘occhi’ elettronici targati Nasa, come i telescopi Nicer e NuStar e l’osservatorio Neil Gehrels Swift, ed è giunto alla conclusione che At 2017bgt può essere considerato come un nuovo tipo di ‘dieta’ seguito dai buchi neri supermassicci. I ricercatori hanno intuito che l’evento in questione non poteva essere semplicemente ricondotto ad una distruzione mareale, data la presenza di una componente addizionale di luminosità, e hanno tenuto sotto controllo l’area per più di un anno.

At 2017bgt è risultato coerente con alcune simulazioni proposte negli anni ’80, che sino ad ora non avevano trovato un riscontro effettivo. Con le nuove osservazioni si è avuta conferma che un buco nero supermassiccio, intento a divorare gas dai suoi dintorni, può produrre la componente di luminosità che accompagna At 2017bgt; una situazione del genere è stata notata anche per altri due buchi neri che si sono destati e hanno cominciato il banchetto.  Il meccanismo sotteso a questo improvviso risveglio e al successivo e spropositato incremento nell’appetito di questi gourmet supermassicci non è ancora noto e quindi il gruppo di lavoro conta di proseguire le indagini a caccia di eventi simili ad At 2017bgt per poter delineare un quadro più chiaro su queste entità ciclopiche e voracissime.

Valeria Guarnieri: Nata in tempo utile per vivere sin dall'inizio il fenomeno Star Wars, lavora in ASI dal 2000 e dal 2011 si occupa di comunicazione web presso l'Unità Multimedia dell'ente. Dedica la maggior parte del tempo libero alla montagna, suo grande amore.