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Acqua nel passato di Marte, ecco perché

Ricostruzione degli oceani marziani (Università di Berkeley)

Un nuovo studio coordinato dall’Università di Berkeley collega l’antica presenza di acqua sul pianeta rosso al vulcanesimo marziano. I risultati su Nature

C’è acqua nel passato del pianeta rosso: ormai gli astronomi ne sono convinti, e tutte le recenti missioni hanno confermato la presenza di antichi fiumi, laghi e oceani marziani. Ma quale fu la loro origine? Ora un nuovo studio coordinato dall’Università di Berkeley e pubblicato su Nature collega la storia acquosa di Marte con il più grande sistema vulcanico di tutto il sistema solare, Tharsis. Si tratta di un’enorme zona montuosa situata nei pressi dell’equatore marziano, e secondo gli scienziati quest’area avrebbe giocato un ruolo chiave nel processo di riscaldamento planetario che ha permesso la diffusione di acqua liquida su Marte. Una sorta di antico effetto serra: i vulcani, immettendo gas nell’atmosfera, avrebbero favorito l’umidità, mentre le eruzioni di lava avrebbero creato dei canali in grado di guidare l’acqua dall’interno del pianeta fino alla superficie.

Questo modello implica una formazione degli oceani marziani antecedente a quanto si pensasse: vulcani e corsi d’acqua sarebbero dunque evoluti insieme, segnando per sempre la storia climatica del pianeta rosso. “Pensiamo che Tharsis si sia formata velocemente e relativamente presto, piuttosto che gradualmente – spiega Michael Manga, leader dello studio – e che gli oceani si siano formati subito dopo.”

Restano da svelare i meccanismi che a loro volta hanno portato alla nascita della regione Tharsis: secondo gli scienziati, capire l’età di questa antica catena vulcanica ci aiuterebbe a trovare la data di inizio dell’epoca acquosa di Marte. Un mistero che la Nasa si propone di risolvere grazie alla sua prossima missione di esplorazione marziana, InSight, attualmente nella fase finale di test in California. Il lander, in partenza il prossimo 5 maggio, sarà il primo nella storia dell’esplorazione spaziale a dare uno sguardo agli strati più nascosti del pianeta rosso: ascolterà la pulsazione della sua attività sismica – i cosiddetti marsquake –, raccoglierà le sue temperature per capire quanto calore passa negli strati più interni, e registrerà le oscillazioni del pianeta nel suo viaggio attorno al Sole. InSight ci aiuterà quindi a capire in che modo il pianeta rosso è cambiato fin dalla sua nascita, 4.5 miliardi di anni fa, fino ad arrivare alla catena di eventi che per un po’ ha reso Marte un pianeta ricco di acqua.

Giulia Bonelli: Giornalista scientifica