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Scoperta una coppia di quasar alle origini dell’Universo

Una scoperta rara e inaspettata. Gli astronomi hanno individuato una coppia di quasar del periodo in cui l’Universo aveva solo tre miliardi di anni. Una conquista, in termini di tecnologia sempre più all’avanguardia. Ma non solo: i quasar, che sono oggetti estremamente luminosi grazie all’energia emanata da buchi neri supermassicci che divorano qualsiasi cosa si trovi nelle vicinanze, si trovano all’interno di due galassie che si stanno fondendo. L’evento dimostrerebbe ancora di più la tesi che l’Universo primordiale doveva essere un luogo turbolento in cui le galassie spesso si scontravano e fondevano.

«Conoscere la popolazione progenitrice dei buchi neri può spiegare la nascita di buchi neri supermassicci nell’Universo primordiale e di quanto potevano essere frequenti queste fusioni – ha detto Yu-Ching Chen dell’Università dell’Illinois, autore dello studio pubblicato sulla rivista Nature – E’ rarissimo trovare doppi quasar in questo primo momento nell’universo. Ed è per questo che questa scoperta è così straordinaria».

C’è da considerare che la tecnologia permette simili osservazioni da poco più di 10 anni ed è solo grazie ai nuovi e potenti osservatori che gli astronomi hanno potuto identificare due quasar così vicini da fondersi.

La sensibilità del telescopio Hubble mostrava chiaramente la coppia di buchi neri supermassicci, mentre l’Osservatorio Keck alle Hawaii ha assicurato che la seconda galassia esistesse realmente piuttosto che essere la galassia-lente della prima a causa della deformazione che la gravità generata da un buco nero causa al tessuto spazio tempo.

La risoluzione di Hubble, però, da sola basta per andare alla ricerca di questi oggetti.

Per la combinazione di osservazioni è stata fondamentale la sonda Gaia dell’Agenzia Spaziale Europea la quale, deputata a catalogare con estrema precisione la posizione e la distanza delle stelle vicine, grazie a una nuova tecnica riesce a esplorare anche l’Universo lontano. Gaia, cui partecipa anche l’Italia, è stata utilizzata quindi per cercare dei quasar che imitassero il moto apparente delle stelle vicine.

Le indagini a più lunghezze d’onda condotte dall’osservatorio Gemini alle Hawaii, dal Vla in Nuovo Messico e dall’osservatorio spaziale a raggi x Chandra hanno condotto a risultati “unici”. «Stiamo iniziando a svelare questa punta dell’iceberg della prima popolazione binaria di quasar – ha spiegato Xin Liu dell’Università dell’Illinois – Questa è l’unicità della ricerca: ci sta dicendo che questa popolazione esiste e ora abbiamo un metodo per identificare i doppi quasar che sono separati da dimensioni inferiori a quelle di una singola galassia».

Scrutare nel lontano passato del nostro Universo significa osservare ciò che non esiste più. Oggi, il doppio quasar potrebbe essersi trasformato in un gigantesco buco nero al centro di una grande galassia ellittica generata dalla fusione delle due galassie che ospitavano i quasar.

In alto: elaborazione artistica dei due quasar oggetto dello studio (Crediti: Nasa, Esa, Joseph Olmsted-StScI). 

Al centro: i quasar visti da Hubble [Crediti: Nasa, Esa, Yu-Ching Chen (Uiuc), Hsiang-Chih Hwang (Ias), Nadia Zakamska (Jhu), Yue Shen (Uiuc)].

Barbara Ranghelli: Giornalista