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Scoperta una nuova riserva d’acqua sulla superficie della Luna

Scoperto un nuovo serbatoio idrico sulla Luna. La conferma arriva da Chang’e 5: le microsfere da impatto raccolte dal suolo lunare dalla missione cinese sembrano infatti contenere tracce d’acqua. Queste perle di vetro, che si sono formate per le elevate pressioni durante gli impatti da asteroidi, agiscono probabilmente come delle spugne, determinando, così, il ciclo dell’acqua sulla superficie della Luna.

È quanto suggerisce una nuova ricerca dell’Accademia cinese delle scienze che ha effettuato analisi dettagliate sulle microsfere di Chang’e 5, missione che nel dicembre 2020 ha raccolto e poi portato sul nostro pianeta quasi 2 chilogrammi di campioni lunari.

Lo studio, pubblicato su Nature Geoscience, rivela che l’acqua presente nelle perle di vetro proviene dai venti solari. Il lavoro fornisce, così, ulteriori rilevanti informazioni sull’origine dell’acqua lunare: nel giugno 2022 sempre l’Accademia cinese delle scienze aveva rilevato una serie di molecole d’acqua questa volta autoctone, intrappolate nelle rocce dell’Oceanus Procellarum, un vasto mare lunare.

La presenza di acqua sulla Luna è stata confermata ormai da diverse missioni lunari. Un riscontro giunto anche dalla missione cinese Change’5 la quale, grazie al Lunar Mineralogical Spectrometer (Lms) a bordo del lander, ha realizzato la prima rilevazione di acqua eseguita direttamente in situ.
Vi sono pochi dubbi, inoltre, sul fatto che vi sia acqua sulla maggior parte della superficie lunare, seppur in quantità minore rispetto alla Terra. L’acqua presente sul suolo lunare mostra, tuttavia, cicli diurni e perdite nello spazio, un fenomeno di cui non conosciamo ancora il protagonista principale.
La recente ricerca ha indagato in modo approfondito le sfere da impatto proprio perché ritenute un potenziale candidato come serbatoio idrico superficiale.

Un diagramma schematico dell’acqua sulla superficie lunare associato alle sfere di vetro da impatto. Crediti: team di HU Sen

Dall’analisi è emerso che le microsfere hanno composizioni chimiche omogenee e superfici esposte lisce. Le sfere hanno mostrato presenza di acqua e una elevata presenza di deuterio, isotopo dell’idrogeno composto da un protone e un neutrone. Questo ultimo fattore ha suggerito ai ricercatori che l’acqua nelle sfere proviene dai venti solari.

«Questi risultati indicano che i vetri da impatto sulla superficie della Luna e di altri corpi privi di aria nel sistema solare sono in grado di immagazzinare l’acqua derivata dal vento solare e di rilasciarla nello spazio», ha dichiarato HU Sen, professore dell’Istituto di Geologia e Geofisica dell’Accademia cinese delle scienze che ha guidato lo studio.

Secondo i ricercatori le microsfere agirebbero, dunque, come delle spugne che, assorbendo e rilasciando acqua, sono in grado di fungere collettivamente come un serbatoio cuscinetto responsabile della ritenzione, del rilascio e del reintegro dell’acqua sulla superficie della Luna.

 

Immagine in evidenza: del lander Chang’E-5 e dei suoi punti di campionamento contrassegnati dalla linea rossa. | Crediti: Cnsa/Clep

Giuseppe Nucera: Comunicatore scientifico e Multimedia producer. Laureato in Sociologia, ho conseguito il Master in Comunicazione della Scienza e dell'Innovazione Sostenibile dell'Università Milano-Bicocca. Dal 2012 collaboro con diverse agenzie editoriali e pubbliche per comunicare online ricerche e progetti scientifici.