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Errore di identità sul futuro impatto lunare

C’è stato un errore di identità sull’oggetto destinato a schiantarsi sulla Luna nel mese di marzo.

Lo stadio superiore fuori controllo che impatterà il lato più lontano del nostro satellite non sarebbe, infatti, a differenza di quanto inizialmente sostenuto, legato al razzo Falcon 9 di SpaceX, booster impiegato nel 2015 per mettere in orbita il satellite Deep Space Climate Observatory (Dscovr) della Nasa.

Lo stadio errante potrebbe appartenere, invece, a un razzo cinese: il Long March 3C che ha lanciato la missione lunare Chang’e 5-T1 nell’ottobre 2014, un predecessore della missione Chang’e 5 che nel 2020 ha portato campioni lunari a Terra.

A svelare questo nuovo identikit è stato l’astronomo Bill Gray, lo stesso che lo scorso 21 gennaio aveva riferito di un oggetto, designato come WE0913A, con una traiettoria che lo avrebbe portato in collisione con la Luna il 4 marzo. Secondo le previsioni, questo dovrebbe schiantarsi vicino al cratere Hertzsprung, lontano da qualsiasi altro sito di atterraggio di veicoli spaziali, e creare una cavità di circa 20 metri di diametro.

In prima battuta, l’oggetto misterioso era stato associato da Gray al Dscovr, veicolo spaziale Nasa lanciato verso il punto di Lagrange L-1 per monitorare l’attività solare. Secondo Gray, lo stadio del Falcon 9 con cui Dscovr è stato lanciato sarebbe passato vicino alla Luna poco dopo il lancio. Supposizione ora smontata da Jon Giorgini, ingegnere del Jet Propulsion Laboratory della Nasa.

Come riporta Ars Techinca, Giorgini avrebbe comunicato via mail a Gray che, non essendo Dscovr passato vicino alla Luna sulla sua strada verso L-1, è improbabile che lo abbia fatto lo stadio superiore del Falcon 9.

Smontata l’identità iniziale, Gray è andato alla caccia di un nuovo sospettato nei registri di lancio precedenti al marzo 2015.
La caccia al razzo ha portato Gray a puntare il dito sul Long March 3C della navicella cinese Chang’e-5 T1. Questa ha, infatti, volato intorno alla Luna per testare la capacità delle capsule di ritorno per campioni lunari di sopravvivere al rientro e all’atterraggio sulla Terra, come poi effettivamente realizzato da Chang’e 5.

Dall’errore d’identità commesso, emerge tuttavia una certezza: le difficoltà con cui oggi sono tracciati gli oggetti nello spazio cislunare, data la mancanza di telescopi, radar o altri strumenti per identificarli. Un problema che diventerà sempre più grande, quindi sempre meno trascurabile, man mano che l’attività robotica e umana intorno alla Luna aumenterà nel prossimo decennio.

 

Immagine: Un Long March 3C lancia il veicolo spaziale Chang’e-5 T1 nell’ottobre 2014 (Crediti: Xinhua)

Giuseppe Nucera: Comunicatore scientifico e Multimedia producer. Laureato in Sociologia, ho conseguito il Master in Comunicazione della Scienza e dell'Innovazione Sostenibile dell'Università Milano-Bicocca. Dal 2012 collaboro con diverse agenzie editoriali e pubbliche per comunicare online ricerche e progetti scientifici.