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Avrà mai fine il mistero di ‘Oumuamua?

Sembra non trovare fine il mistero di ‘Oumuamua, il primo oggetto interstellare avvistato nel nostro sistema solare. Dalla sua prima osservazione del 2017, l’intruso a forma di sigaro non ha mai smesso, infatti, di stimolare il dibattito attorno alle sue origini e natura.

Agli astronomi si è presentato sfrecciando attraverso il sistema solare, con una traiettoria iperbolica che lo stava conducendo fuori alla velocità di 92.000 km/h. Osservato speciale, ‘Oumuamua ha mostrato inoltre un’accelerazione troppo elevata per esser spiegata con l’attrazione gravitazionale del Sole. Senza altre prove visibili, si sono così susseguite ipotesi e successive confutazioni sul suo motore.

Etichettato prima come cometa, iceberg di idrogeno, o addirittura astronave aliena, la lunga diatriba sembrava essersi conclusa a marzo quando un lavoro dell’Università dell’Arizona ha sostenuto che Oumuamua potesse essere un “iceberg di azoto”, ovvero un pezzo di ghiaccio staccatosi da un pianeta simile a Plutone in un altro sistema solare.

Una teoria che risolverebbe il mistero della spinta invisibile: il ghiaccio di azoto, infatti, evaporando al Sole avrebbe spinto l’oggetto rimanendo invisibile ai telescopi. La stessa spiegherebbe, inoltre, la forma insolita di ‘Oumuamua, divenuto lungo e piatto come una saponetta consumata proprio a causa dell’evaporazione del ghiaccio esterno.

Tuttavia una recente pubblicazione dell’Università di Harvard ha ora bocciato anche questa ultima spiegazione, avanzando come obiezione il fatto che l’azoto puro è molto raro costituendo solo lo 0,5% della massa totale di Plutone. Non vi sarebbe abbastanza azoto nell’universo affinché si crei un corpo come ‘Oumuamua.

Secondo Harvard, sarebbe indispensabile, infatti, una massa di Plutoni pari a 60 volte quella di una stella necessaria per generare tutti i pianeti del nostro sistema solare. Una sovrastima ritenuta assurda da Harward dovuta, tuttavia, secondo i ricercatori dell’Arizona, la necessità di mantenere un ampio margine di errore a causa della sola e unica osservazione a disposizione di oggetti interstellari.

 

Immagine in evidenza: ‘Oumuamua (crediti ESO)

Giuseppe Nucera: Comunicatore scientifico e Multimedia producer. Laureato in Sociologia, ho conseguito il Master in Comunicazione della Scienza e dell'Innovazione Sostenibile dell'Università Milano-Bicocca. Dal 2012 collaboro con diverse agenzie editoriali e pubbliche per comunicare online ricerche e progetti scientifici.