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Segnali radio da stelle che nascondono pianeti

Una recente ricerca guidata dall’Università del Queensland, in Australia, ha scoperto l’emissione inaspettata di onde radio da parte di stelle lontane. I segnali giungono da 19 nane rosse e in 4 casi risultano meglio spiegabili dalla presenza di pianeti che orbitano attorno alla stella.

Lo studio pubblicato su Nature Astronomy risulta un passo fondamentale per lo sviluppo della radioastronomia in ottica di ricerca di pianeti in tutta la galassia. Se è noto che i pianeti del sistema solare emettono potenti onde radio quando i loro campi magnetici interagiscono con il vento solare, lo stesso non è mai stato rilevato per pianeti extrasolari.

Fino ad oggi la rilevazione radio si è limitata a stelle vicine con emissioni costanti, oppure a entità quali nubi di gas interstellare o buchi neri. Di fatto, anche l’osservazione di segnali radio da stelle lontane, come quelle osservate, è un risultato decisamente interessante.

Il team si è concentrato sulla categoria delle nane rosse, in quanto stelle molto più piccole del Sole e note per avere un’intensa attività magnetica che, oltre al brillamento, permette l’emissione radio.

Con la collaborazione dell’osservatorio nazionale olandese Astron, gli astronomi hanno scrutato il cielo con il radiotelescopio più potente del mondo, l’antenna Lofar (Low Frequency Array) situata nei Paesi Bassi. Ciò che hanno osservato ha però sfidato la loro comprensione: sono state rilevate, infatti, anche alcune vecchie stelle magneticamente inattive.

La spiegazione data del team è la presenza di pianeti invisibili orbitanti attorno alle stelle. Nei 4 casi inaspettati, i segnali radio nascerebbero dalla connessione magnetica delle stelle e dei pianeti fantasmi. Simile all’interazione che vi è tra Giove e la sua luna, dal nome Io.

«Giove emette segnali radio più forti della Terra grazie alla sua luna vulcanica. Questa spara nell’ambiente attorno a Giove particelle che danno origine ad aurore insolitamente potenti – afferma l’autore principale Joseph Callingham, astronomo dell’Università di Leiden e dell’osservatorio ASTRON – Non possiamo essere sicuri al 100 per cento, ma possiamo dire che un’interazione pianeta-stella sia la migliore spiegazione per quello che stiamo vedendo».

Lofar ha però la capacità di monitorare solo stelle relativamente vicine, fino a 165 anni luce di distanza. Con il radiotelescopio Square Kilometre Array, che dovrebbe esser attivo nel 2029, il team prevede di poter rilevare in futuro centinaia di stelle a distanze molto maggiori.

 

Crediti immagine in evidenza: Nasa

Giuseppe Nucera: Comunicatore scientifico e Multimedia producer. Laureato in Sociologia, ho conseguito il Master in Comunicazione della Scienza e dell'Innovazione Sostenibile dell'Università Milano-Bicocca. Dal 2012 collaboro con diverse agenzie editoriali e pubbliche per comunicare online ricerche e progetti scientifici.