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Deep Space: Tutti pazzi per Marte

Elaborazione artistica di Marte

Dal ritorno sulla Luna, questa volta per restarci, fino allo sbarco su Marte. La strada della nuova corsa allo spazio è già segnata, e secondo la visione anticipata dal numero uno di SpaceX Elon Musk arriverà a rendere l’essere umano una specie multiplanetaria.

Ma se in passato le conquiste spaziali erano scandite dalla gara di superpotenze contrapposte, oggi non è più così. Da tempo si è aperta una nuova era per l’esplorazione dello spazio all’insegna della collaborazione. Tra paesi diversi, ma anche tra agenzie spaziali, istituti di ricerca e aziende private. Sarà così per la Luna, con il programma internazionale Artemis che scandirà le future missioni lunari. E a maggior ragione sarà così per Marte.

«Gli obiettivi scientifici e quelli industriali – commenta Raffaele Mugnuolo, Capo Unità Satelliti Scientifici e per l’Esplorazione Robotica dell’ASI – sono ora più che mai complementari. Le missioni marziane sono sempre state concepite con l’obiettivo di affrontare due domande fondamentali. C’è mai stata vita su Marte? Ed è possibile rendere (di nuovo) il pianeta rosso un mondo adatto alla vita? Per rispondere, serve lo sforzo congiunto di più paesi e della comunità scientifica e industriale».

Scovare tracce di vita nel passato e nel presente del pianeta rosso è l’obiettivo dell’attuale campione dell’esplorazione robotica di Marte, il rover di ultima generazione Perseverance. E a proposito di collaborazione internazionale, il robottino targato Nasa ha portato sul pianeta rosso una serie di strumenti realizzati da diversi paesi. Non manca il contributo italiano: Perseverance è dotato di un alleato made in Italy per muoversi in sicurezza sul suolo marziano. Si tratta di LaRa​ (Laser Retroreflector Array), un microriflettore realizzato dall’INFN per conto dell’ASI. Uno strumento simile è stato installato anche sul lander Insight, atterrato su Marte nel 2018, e volerà a bordo della sonda europea ExoMars nel 2022.

«LaRa – spiega Mugnuolo – consentirà anche di impiegare tecniche di laser ranging da satelliti orbitanti attorno a Marte, dotati di sistemi di puntamento laser, per approfondire tematiche come la Relatività Generale e verificare teorie alternative proposte per la descrizione dell’interazione gravitazionale. Intanto l’Italia guarda con molta attenzione alle operazioni svolte da Perseverance. Questa missione è infatti il primo passo della campagna Mars Sample Return: il rover raccoglierà campioni significativi del suolo marziano e li metterà in contenitori speciali, per essere recuperati dalle missioni future e riportati a Terra entro il 2030».

È qui che il nostro paese entrerà in gioco come parte attiva nella nuova corsa marziana: dal trapano per perforare il suolo marziano al braccio robotico, fondamentale anche per la successiva campagna di sample return.

«Il braccio robotico del Sample Fetch Rover (il rover europeo che dovrà recuperare i campioni raccolti da Perseverance) è progettato e costruito in Italia e servirà a raccogliere i campioni lasciati da Perseverance, così come il braccio robotico sul lander della NASA: quest’ultimo eseguirà il trasferimento dei campioni marziani dal rover SFR al all’interno del Mars Ascent Vehicle, una piccola navetta che si alzerà dalla superficie marziana e rilascerà la capsula contenente i campioni in orbita attorno a Marte. Infine, la capsula con i campioni sarà catturata dall’orbiter europeo ERO (Earth Return Orbiter) e riportati in orbita terrestre. Anche qui ci sarà un massiccio contributo italiano per quanto riguarda il modulo di inserzione in orbita di ERO, parte del sistema di telecomunicazioni con la Terra».

Riportare sul nostro pianeta un pezzetto di Marte aprirà orizzonti completamente nuovi, permettendo all’intera comunità scientifica mondiale di partecipare alla ricerca di tracce di vita passate o presenti sul mondo rosso. E preparando così il terreno per la futura colonizzazione marziana.

«Nel frattempo seguiamo con attenzioni le fasi di completamento della missione ExoMars, che sarà lanciata nel 2022. L’Italia è il maggiore contributore di questa missione destinata a portare sulla superficie marziana il primo rover europeo denominato Rosalind Franklin che, dotato di un sistema di perforazione e raccolta campioni dal sottosuolo marziano, tenterà di identificare bio-firme riconducibili a forme di vita estinte o presenti», continua Raffaele Mugnuolo, che è anche responsabile per la partecipazione italiana alla missione ExoMars.

«Tutte le straordinarie missioni che si stanno pianificando in questa decade – conclude Mugnuolo –  rappresentano tappe di avvicinamento a quello che è il sogno comune della prossima decade: effettuare una prima missione con equipaggio umano su Marte, per arrivare a installare basi marziane permanenti».

Giulia Bonelli: Giornalista scientifica