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Blue Origin, al via il turismo spaziale del futuro

Primo volo con equipaggio di successo per Blue Origin. Jeff Bezos raggiunge così Richard Branson, partito soltanto 9 giorni fa a bordo della sua Vss Unity. E come il numero uno di Virgin Galactic, anche il fondatore di Blue Origin ed ex presidente di Amazon ha voluto vivere l’esperienza in prima persona.

Il 20 luglio, nel giorno del 52esimo anniversario del primo sbarco sulla Luna, l’equipaggio composto dai fratelli Bezos, dall’aviatrice 82enne Kelly Funk e dal 18enne olandese Oliver Daemen è decollato a bordo della navetta New Shepard dallo spazioporto di Blue Origin nel Texas Occidentale. Un lancio da manuale, che ha visto la capsula – denominata Rss First Step, proprio in onore di quel ‘primo passo’ compiuto da Armstrong sulla Luna 52 anni fa – staccarsi dal razzo pochi minuti dopo il lift off.

La navicella ha raggiunto un’altezza di 107 chilometri, dove i passeggeri hanno sperimentato per circa 4 minuti l’esperienza della microgravità. Per poi rientrare dolcemente a Terra, grazie all’apertura di tre paracaduti. Il rientro della capsula ha seguito quello del booster, che come da programma si è adagiato sulla predisposta piattaforma di landing. Il recupero del primo stadio, pratica ormai di routine per SpaceX, era nei piani di Blue Origin fin dalla nascita dell’azienda nel 2000: i veicoli riutilizzabili erano infatti nella visione di Bezos la chiave di accesso al nuovo turismo spaziale.

21 anni dopo quel progetto diventa realtà, in un giorno che tra l’altro vede Blue Origin segnare una serie di record. Oltre al primo volo con equipaggio e il traguardo personale di Bezos, c’è l’aver portato nello spazio (e sullo stesso volo) la persona più anziana e quella più giovane. Il 18enne olandese è anche il primo passeggero pagante di Blue Origin, secondo classificato all’asta milionaria messa in piedi dall’azienda. Il prezzo del biglietto non è stato rivelato, ma sappiamo che l’ancora anonimo primo classificato – che poi ha rimandato la sua partenza a un volo successivo – aveva pagato ben 28 milioni di dollari, andati in beneficienza alla fondazione a supporto delle carriere STEM Club for the Future, di proprietà della stessa Blue Origin. Questa cifra in realtà riguarda solo i voli inaugurali: è probabile che Blue Origin abbassi i prezzi per essere competitiva con Virgin Galactic, il cui biglietto al momento costa ‘soltanto’ 250mila dollari.

Ma al di là dei costi, i pacchetti turistici per milionari offerti dalle due compagnie sono piuttosto diversi. Vss Unity di Virgin Galactic è uno spazioplano, che viene portato in quota e poi rilasciato da un aereo. Più vicina all’idea tradizionale dei lanci spaziali invece è Blue Origin, che utilizza il razzo New Shepard per far volare l’omonima navicella. Diversa anche la durata del viaggio, circa un’ora per Brenson contro gli 11 minuti di Bezos – anche se poi il tempo trascorso a zero G è più o meno lo stesso. In compenso, Bezos arriva più in alto: se infatti il veicolo di Virgin Galactic raggiunge poco più di 80 chilometri di altezza, un confine considerato già ‘spazio’ dagli Stati Uniti ma su cui non tutti concordano, la navetta di Blue Origin supera i 100 chilometri. Che corrisponde alla cosiddetta linea di Karman, ideale confine dove finisce l’atmosfera terrestre. Quale sia l’esperienza migliore, lo decideranno i clienti.

Quel che è certo è che da Virgin Galactic a Blue Origin il turismo spaziale è adesso entrato nel futuro.

Giulia Bonelli: Giornalista scientifica