L’impresa di Ingenuity oltre le difficoltà di Marte

Centodiciassette anni dopo i fratelli Wright e a distanza di 280 milioni di chilometri, con l’impresa di Ingenuity l’uomo ha sperimentato il primo volo a motore fuori dalla Terra. Sono bastati 40 secondi per entrare nella storia, anche se volare su Marte è stato un obiettivo arduo per l’elicottero della Nasa. Con una gravità significativa di circa un terzo, ma con l’atmosfera molto più rarefatta rispetto alla terra, quello marziano è tra i più ostici ambienti dove provare il volo.

Paolo Bellutta, Jet Propulsion Laboratory, Nasa «Dato che su Marte l’atmosfera che è presente è estremamente rarefatta, circa un centesimo rispetto alla pressione atmosferica qua sulla terra, riuscire a fornire sufficiente portanza da parte delle eliche è estremamente difficile».

Per staccarsi dal suolo marziano, Ingenuity è dotato di un rotore con due pale larghe più di un metro ciascuna e dalla velocità di 3000 giri al minuto, circa 10 volte quella di un elicottero terrestre. La sfida, inoltre, è stata vinta grazie a un peso limitato, 1,8 chilogrammi, e un corpo minuto di soli 80 centimetri. Condizioni che hanno escluso a Ingenuity ogni tecnologia non utile al suo unico scopo: volare.

 «Avere un velivolo che riesce a sollevare sufficiente elettronica per poter avere una telecamera e potersi autocomandare in totale autonomia non è banale – afferma Bellutta –  e quindi le capacità a bordo sono estremamente limitate dovuto proprio al fatto che riuscire a sollevare in volo tanto peso su Marte è estremamente difficile».

Altro grande ostacolo è la totale assenza di comunicazioni live da terra. Ingenuity non può esser guidato con un joystick. Ogni sua azione è definita attraverso algoritmi e specifiche sequenze di comandi precedentemente caricati sul suo software. La vera impresa nel suo volo autonomo è stata tornare a terra sano e salvo.

 «Noi ci aspettiamo che riesca a sopravvivere in questi 5 voli, tutto il resto però è oro che cola – conclude Bellutta –  Non è che ci aspettiamo che riesca a sopravvivere più di tanto. Marte è un ambiente estremamente ostile. Pensare di riuscire a realizzare una missione più estesa di questa è un po’ difficile».

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Fulvia Croci: Giornalista pubblicista, dopo la laurea in Relazioni Internazionali si avvicina al mondo della comunicazione scientifica. Nel corso degli anni ha trattato una vasta gamma di temi legati all'esplorazione spaziale, alla ricerca e alle attività dell’Agenzia Spaziale Italiana.
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