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Tutti i riflettori puntati su un buco nero

Il supermassiccio al centro della galassia M87 è sempre più da record. Primo buco nero fotografato, nel 2019 grazie al progetto Event Horizon Telescope, oggi rivela alcuni esiti della più vasta campagna d’osservazione simultanea mai realizzata sui buchi neri.
Con 19 telescopi da terra e dallo spazio puntati, nella primavera 2017 ha attirato la ricerca globale: 760 scienziati di quasi 200 istituzioni e 32 stati. Per l’Italia ricercatori dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e da varie Università.

Oggetto della ricerca sono i getti di particelle prodotti dal supermassiccio, le cui radiazioni abbracciano l’intero spettro elettromagnetico (onde radio, luce visibile e raggi gamma). L’obiettivo è ricostruire un modello del sistema di radiazioni attraverso cui definire le caratteristiche del buco nero stesso, fine che vede nella variabilità del flusso di radiazioni e particelle il più grande ostacolo.

Da qui la necessità di uno sforzo mondiale: l’osservazione simultanea e incrociata permette di coprire tutte le bande dello spettro elettromagnetico.
“Osservare un oggetto a diverse lunghezze d’onda, sfruttando in maniera sinergica osservatori da terra e dallo spazio, permette di ottenere una comprensione dei processi fisici in atto ben più profonda rispetto alle possibilità offerte dalle singole osservazioni” hanno commentato Gianluca Polenta, responsabile dell’ASI Space Science Data Center, ed Elisabetta Cavazzuti responsabile per ASI delle missioni Swift, NuSTAR e Fermi-LAT che insieme supportano l’analisi e la distribuzione dei dati di questi satelliti.

I primi esiti mostrano, oggi, un’intensità della radiazione elettromagnetica più debole che mai per il supermassiccio, condizione ideale per il suo studio da ogni punto d’osservazione.
L’ambizione per le future analisi dei dati raccolti è alta e su più fronti scientifici. Testare con maggior accuratezza la Teoria della Relatività Generale di Einstein. Parallelamente, comprendere il ruolo dei getti nell’origine dei raggi cosmici, particelle energetiche che bombardano la Terra dallo spazio esterno. I getti dei buchi neri sono ritenuti, infatti, la sorgente più probabile dei raggi cosmici ad alta energia, un milione di volte superiori alle energie prodotte dal Large Hadron Collider del CERN, il più potente acceleratore sulla Terra.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista The Astrophysical Journal Letters.

Giuseppe Nucera: Comunicatore scientifico e Multimedia producer. Laureato in Sociologia, ho conseguito il Master in Comunicazione della Scienza e dell'Innovazione Sostenibile dell'Università Milano-Bicocca. Dal 2012 collaboro con diverse agenzie editoriali e pubbliche per comunicare online ricerche e progetti scientifici.