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Via Lattea, individuata una parte della materia mancante

Un team di astronomi dell’Università di Sidney ha utilizzato per la prima volta alcune  galassie remote come ‘pin localizzatori’ luminosi per identificare un pezzo della materia mancante della Via Lattea. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Royal Astronomical Society.  

Per decenni gli scienziati hanno tentato di calcolare con precisione la quantità di materia barionica presente nel cosmo. Questo tipo di materia non è rilevabile tramite le sue radiazioni emesse, ma la sua presenza può essere dedotta dagli effetti gravitazionali sulla materia visibile. Tuttavia, grazie alle misurazioni dirette, è stata individuata solo la metà di questa componente. 

Ora gli astronomi australiani hanno sviluppato un metodo che aiuta a tracciare un flusso di gas freddo non rilevato finora nella Via Lattea, situato a 10 anni luce dalla Terra. La nube gassosa è lunga circa un trilione di chilometri e larga 10 miliardi di chilometri, ma il suo peso è più o meno equivalente alla massa della Luna.

«Sospettiamo che gran parte della materia barionica mancante – commenta Yuanming Wang, autore della ricerca – sia  presente sotto forma di nubi di gas freddo situato all’interno delle galassie o tra di esse. Questo gas non è rilevabile utilizzando metodi convenzionali poiché non emette luce visibile di per sé ed è semplicemente troppo freddo per essere rilevato tramite la radioastronomia».

Gli scienziati sono andati alla ricerca di sorgenti radio luminose nel cielo da utilizzare come localizzatori. Nello specifico sono state individuate cinque di queste sorgenti e le analisi mostrano che la loro luce deve essere passata attraverso lo stesso gelido ammasso di gas. 

La luce visibile, si legge nello studio, viene distorta mentre attraversa la nostra atmosfera e in questo modo dona alle stelle il loro caratteristico scintillio. Allo stesso modo, quando le onde radio attraversano la materia, si ottiene lo stesso effetto.

I ricercatori non conoscono ancora con certezza la composizione di questo ammasso di nubi gassose. Con molta probabilità potrebbe trattarsi di una nuvola di idrogeno che congela a circa meno 260 gradi e potrebbe racchiudere al suo interno la materia barionica mancante. 

«Ora abbiamo finalmente individuato un metodo per identificare questi ammassi di gas freddo e non visibile direttamente – conclude Tara Murphy dell’Università di Sidney – nei prossimi anni dovremmo essere in grado  di utilizzare metodi simili grazie al radiotelescopio Askap, che potrebbe fornire un valido aiuto nella ricerca di queste misteriose strutture gassose nella nostra galassia».

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Fulvia Croci: Giornalista