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Tess e Swift scovano una galassia geyser

Il Parco nazionale di Yellowstone, nello stato del Wyoming, ospita uno dei geyser più famosi al mondo. È stato il primo oggetto simile della zona a ricevere un nome, nel 1870: Old Faithful, letteralmente ‘vecchio fedele’. Le sue eruzioni sono spettacolari, e a intervalli regolari sparano getti di acqua bollente alti fino a 55 metri.

Ora un team internazionale di astronomi guidato dall’Università delle Hawaii ha trovato un equivalente spaziale di questo geyser: una galassia distante che erutta violentemente materiale cosmico ogni 114 giorni. Gli scienziati hanno utilizzato i dati di due fiori all’occhiello dello studio dell’universo targato Nasa: l’osservatorio spaziale Swift e il telescopio spaziale Tess. I due strumenti operano a lunghezze d’onda differenti. Combinando le informazioni raccolte, il team di ricerca è riuscito a isolare per la prima volta 20 esplosioni ripetute nel tempo di un drammatico evento chiamato ASASSN-14ko. La dimora cosmica di questo insolito fenomeno è ESO 253-3, una galassia attiva a oltre 570 milioni di anni luce da noi, nella costellazione meridionale del Pittore.

«Si tratta dei più prevedibili e frequenti scoppi ricorrenti a lunghezza d’onda multipla che abbiamo mai osservato dal centro di una galassia. Il che fornisce un’opportunità unica di studiare nel dettaglio questo Old Faithful spaziale», commenta Anna Payne, prima firma dello studio presentato ieri in occasione del 237° meeting dell’American Astronomical Society e disponibile sul portale ArXiv.

ASASSN-14ko è stato rilevato per la prima volta il 14 novembre 2014 dall’All-Sky Automated Survey for Supernovae, una rete globale di 20 telescopi robotici situata all’Ohio State University di Columbus. L’esplosione era talmente potente che gli astronomi l’hanno inizialmente attribuita a una supernova, la drammatica distruzione di una stella.

Sei anni dopo, Payne stava esaminando ASASSN-14ko come parte del suo lavoro di tesi. Osservando la curva di luce della galassia ospite, la ricercatrice ha notato una serie di eventi ricorrenti: 17 esplosioni, a 114 giorni di distanza l’una dall’altra. In base a questo schema, la galassia sarebbe dovuta tornare a brillare il 17 maggio, il 7 settembre e il 20 dicembre 2020. E così è stato. Payne e colleghi hanno utilizzato Swift per raccogliere una miniera d’oro di dati sulle nuove esplosioni, per poi confrontarli con i dati precedentemente raccolti da Tess. Questo ha permesso agli scienziati di creare una precisa linea del tempo di questo geyser cosmico, avanzando le prime ipotesi sulla sua origine.

«Pensiamo che un buco nero supermassiccio al centro della galassia generi le esplosioni – spiega Payne – mentre consuma parzialmente una stella gigante in orbita nelle vicinanze». Per confermare questa teoria gli scienziati continueranno a tenere d’occhio ASASSN-14ko, che dovrebbe tornare a esplodere ad aprile e ad agosto 2021.

Giulia Bonelli: Giornalista scientifica