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Acqua sulla Terra, nuovo studio sulle meteoriti

Un team di ricercatori australiani, francesi e americani ha trovato tracce di movimenti d’acqua all’interno di alcune meteoriti rinvenute di recente sulla Terra. Lo studio –  pubblicato sull’ultimo numero di Science – si concentra sulle meteoriti di condrite carboniosa (CC) che si sono schiantate sulla Terra nel secolo scorso. 

Una buona parte della comunità scientifica ritiene che l’acqua sia stata portata sul nostro pianeta dalle meteoriti. Finora però questa teoria è stata difficile da validare poiché le meteoriti recuperate di recente non contengono acqua: inoltre le reazioni chimiche avvenute al loro interno, che potrebbero aver coinvolto l’acqua, si sono verificate diverse milioni di anni fa. La nuova ricerca affronta la questione da un altro punto di vista: le analisi degli isotopi delle meteoriti rinvenute sulla Terra nel corso del 1800. 

Alcune ricerche effettuate in precedenza hanno dedotto che la maggior parte, se non tutte, le meteoriti CC si sono formate circa 4,5 miliardi di anni fa, dopo essersi distaccate da asteroidi più grandi. I ricercatori hanno analizzato la distribuzione dell’uranio e del torio nei campioni disponibili : il primo è solubile in acqua mentre il secondo no. La logica suggerisce che se l’acqua fosse mai esistita al loro interno, avrebbe dovuto muoversi durante il processo di scioglimento e quel movimento si sarebbe riflesso nella distribuzione del torio e degli isotopi dell’uranio. L’emivita di entrambi gli isotopi è breve: ciò implica che la loro distribuzione si sarebbe dovuta verificare piuttosto di recente, nell’ordine di qualche milione di anni.

Nel dettaglio gli scienziati hanno analizzato nove meteoriti trovando le distribuzioni di isotopi e dimostrando che l’acqua al loro interno si è spostata a causa dello scioglimento, probabilmente nell’ultimo milione di anni. I ricercatori suggeriscono che non solo tali meteoriti avrebbero potuto fornire acqua alla Terra durante gli anni di formazione del pianeta, ma avrebbero potuto farlo anche più di recente. Il prossimo passo per la conferma di questa ipotesi sarà campionare direttamente in loco gli asteroidi, proprio come hanno fatto le missioni Nasa Osiris Rex e Hayabusa2 della Jaxa. 

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Fulvia Croci: Giornalista