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Ngc 2770: una galassia per quattro supernove

This Picture of the Week, taken by the NASA/ESA Hubble Space Telescope, shows a close-up view of a galaxy named NGC 2770. NGC 2770 is intriguing, as over time it has hosted four different observed supernovae (not visible here).  Supernovae form in a few different ways, but always involve a dying star. These stars become unbalanced, lose control, and explode violently, briefly shining as brightly as an entire galaxy before slowly fading away. One of the four supernovae observed within this galaxy, SN 2015bh, is especially interesting. This particular supernova initially had its identity called into question. When it was first discovered in 2015, astronomers classified SN 2015bh as a supernova imposter, believing it to be not an exploding star but simply an unpredictable outburst from a massive star in its final phase of life. Thankfully, astronomers eventually discovered the truth and the object was given its correct classification as a Type II supernova, resulting from the death of a star between eight and 50 times the mass of the Sun.

Ngc 2770 è stata immortalata dal telescopio spaziale Nasa/Esa Hubble. Nell’immagine non sono visibili, ma nel suo passato questa galassia ha ospitato quattro supernove, esplosioni molto energetiche e ad altissima luminosità che vengono generate alla morte di una stella.

Si tratta di una galassia a spirale barrata che si trova nella costellazione settentrionale della Lince, scoperta per la prima volta nel 1785. Nel tempo, al suo interno, gli astronomi hanno avuto modo di osservare quattro distinte supernove. Una di queste, Sn 2015bh, inizialmente non era stata identificata come tale, ma come un’esplosione imprevedibile di una stella massiccia e successivamente è stata classificata come supernova di tipo II, risultato della morte di una stella tra le otto e le cinquanta volte la masse del Sole. 

Le altre 3 supernove osservate all’interno di Ngc 2770 erano di tipo Ib, nominate Sn 1999eh, Sn 2007uy e Sn 2008d, l’ultima di queste è stata identificata grazie alle emissioni di raggi X rilevate dal Swift X-ray telescope della Nasa, ciò ha permesso di osservare i primi momenti dell’esplosione.

Francesca Cherubini: