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In tuta sulla Luna

A prima vista, la nuova tuta spaziale della Nasa che sarà utilizzata nelle missioni lunari, potrebbe apparire come quella che gli astronauti usano oggi per le passeggiate spaziali fuori dalla stazione spaziale. Tuttavia, i moonwalker del 21esimo secolo dovranno svolgere compiti molto più complessi rispetto ai loro predecessori.

Dobbiamo pensare alle tute spaziali come a delle mini astronavi, adeguatamente ‘corazzate per proteggere gli astronauti dalle radiazioni e allo stesso tempo dotate di tutto il necessario per la sopravvivenza di chi si trova al loro interno, in termini di aria, acqua e anche… di bisogni fisiologici, oltre a dover permettere una puntuale comunicazione con la Terra.

Uno dei ‘must have’ di una tuta che si rispetti è la sicurezza: le xEmu (Exploration extravehicular mobility unit) – così sono chiamate le spacesuit del programma lunare – sono progettate per resistere a temperature estreme: dai – 120 gradi all’ombra e fino ai 120 gradi al sole.

Inoltre, dato che il terreno lunare è composto da piccoli frammenti di vetro, la nuova tuta sarà realizzata in modo da resistere alla polvere, anche per prevenire l’inalazione o la contaminazione del Portable Life Support System. Il sistema di supporto vitale è lo zaino che gli astronauti indossano anche oggi durante le Eva (Extravehicular activity) fuori dalla Iss. Fornisce all’astronauta aria respirabile, rimuove l’anidride carbonica espirata e altri gas tossici, così come odori e umidità dalla tuta. Aiuta anche a regolare la temperatura e monitora le prestazioni complessive della tuta, emettendo avvisi se le risorse scarseggiano o se si verifica un errore del sistema.

Per ciò che concerne la mobilità, gli astronauti lunari dovranno potersi muovere più agilmente dei colleghi delle missioni Apollo e degli attuali spacewalker. Il nuovo busto inferiore comprende materiali avanzati e cuscinetti articolari che consentono la flessione e la rotazione sui fianchi, una maggiore flessione alle ginocchia. Gli stivali da trekking hanno suola flessibile. Sulla parte superiore del busto, delle migliorie alle spalle consentono agli astronauti di muovere le braccia più liberamente e di sollevare facilmente gli oggetti sopra la testa o di raggiungere parti del proprio corpo. Le nuove spalle inoltre riducono al minimo lo sforzo richiesto per la piena mobilità e includono cuscinetti che consentono la rotazione completa del braccio da spalla a polso.

All’interno del casco, la Nasa ha ridisegnato il sistema di comunicazione, mandando in pensione il famoso snoopy cap, un cappello con cuffie incorporate presente nelle tute in uso oggi, il cui microfono non sempre si adatta bene ai movimenti dell’astronauta. Il nuovo sistema audio include microfoni multipli, integrati e ad attivazione vocale all’interno della parte superiore del busto che raccolgono automaticamente la voce dell’astronauta quando parla con i loro compagni di passeggiata, con quelli a bordo del Gateway o con il controllo missione a Houston. Gli astronauti indosseranno ancora un indumento simile a un pannolino durante le passeggiate spaziali. Sebbene gli esploratori generalmente preferiscano non usarlo, resta in dotazione per ogni eventualità, dato che una passeggiata spaziale può durare molte ore.

La nuova tuta è progettata con parti intercambiabili che possono avere numerosi configurazioni: dalle passeggiate nello spazio in microgravità, all’esplorazione di una superficie planetaria. Lo stesso sistema di base potrà essere utilizzato per la Stazione Spaziale Internazionale, il Gateway in orbita lunare, la Luna o Marte. La tuta può essere aggiornata per adattarsi alle differenze nell’ambiente marziano, compresa le tecnologie aggiuntiva per la funzionalità di supporto vitale nell’atmosfera marziana, ricca di anidride carbonica.

La Nasa curerà la certificazione di tutte le tute spaziali iniziali per il primo viaggio sulla superficie lunare nel 2024, come parte della missione Artemis III. Dopo Artemis III, l’agenzia prevede di trasferire la responsabilità di produzione, assemblaggio, collaudo, supporto e manutenzione di una flotta di tute spaziali di volo e di addestramento e hardware associato all’industria statunitense.

Manuela Proietti: Giornalista, photo- e videographer. Dal 2009 coordina i progetti editoriali dell'Agenzia spaziale italiana. Ha lavorato per l'Agenzia Dire e scritto per La Stampa