Presentato il rapporto su Artek (Satellite Enabled Services for Preservation and Valorisation of Cultural Heritage) uno dei progetti ideati da Ispra e Iscr per la tutela dei beni culturali. L’obiettivo del progetto, finanziato da Esa e Asi in collaborazione con il Cnr-Imaa e l’Enav, è lo sviluppo di una piattaforma informatica per monitorare lo stato di conservazione e rischio dei beni culturali minacciati da fattori ambientali, sia di origine naturale che antropica. Nel dettaglio, la piattaforma comprende strumenti e servizi per identificare e valutare le minacce al patrimonio culturale, stimare le vulnerabilità del sito, condividere con i diversi stakeholder le informazioni sui rischi e monitorare i flussi di visitatori per la salvaguardia dell’area, attraverso la navigazione satellitare.

I satelliti in particolare, sono stati  usati per identificare e valutare i fattori di pressione, sia naturali che umani, che potrebbero avere un impatto negativo sui siti archeologici e consentire gli interventi necessari. Il telerilevamento aereo, mediante i  droni, è invece stato utilizzato in casi specifici, quando la risoluzione spaziale richiesta era superiore a quella fornita dai satelliti. Nel progetto Artek inoltre, il danno causato dalle attività umane sui siti, è stato analizzato stimando la pericolosità e il rischio correlato all’inquinamento atmosferico e il rischio dato dalla presenza di impianti industriali nelle immediate vicinanze dell’area protetta.

Artek ha preso il via nel 2016 e si è concluso nel dicembre del 2018 e ha monitorato grazie alle informazioni provenienti dai satelliti e dal telerilevamento aereo le condizioni di 5 siti: Villa Adriana e il centro storico di Tivoli, Civita di Bagnoregio, il Parco Regionale Urbano di Monte Orlando e l’area archeologica di Gianola, l’area archeologica di Baia e Matera, scelti in base alle caratteristiche del territorio in cui sono inseriti. Artek non è il solo progetto che si avvale del contributo dei satelliti per il monitoraggio del territorio. Il Parco Archeologico del Colosseo, creato nel 2017 è monitorato dalla costellazione di satelliti Cosmo-SkyMed dell’Asi che partecipa insieme al Ministero dei Beni Culturali, Ingv, Ispra, Isc e Università ‘La Sapienza’ al tavolo tecnico appositamente ideato per il controllo dell’area.

Lo scopo è creare una best practice tecnologica da utilizzare in futuro anche per altri siti patrimoni dell’Unesco in Italia e all’estero. Nel dettaglio, e-Geos, società partecipata dell’Asi,  ha fornito al Parco del Colosseo il processamento interferometrico di circa 250 immagini riprese da Cosmo-SkyMed negli ultimi 10 anni, per poter creare un data base da integrare con carte morfologiche e geologiche. I risultati dopo poco più di un anno di monitoraggio, sono incoraggianti ed è stato deciso di confrontare le esperienze di osservazione satellitare con quelle di altri siti archeologici nel mondo, in particolare Machu Picchu e Petra, per confrontare i dati e redigere un documento che evidenzi i metodi usati nelle diverse aree.