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AREE: un rover tutto analogico per lo studio di Venere

Rappresentazione artistica di AREE, un rover “analogico” dedicato all’esplorazione della superficie di Venere. Creditoi: NASA/JPL-Caltech

La NASA sta progettando un rover destinato alla superficie di Venereispirandosi ai calcolatori meccanici e ai carri armati utilizzati in campo militare circa un secolo fa. Si chiama Automaton Rover for Extreme Environments (AREE), ed è stato proposto per la prima volta nel 2015 da Jonathan Sauder, ingegnere del Jet Propulsion Laboratory (JPL). L’idea è di sfruttare leve e ingranaggi, al posto dell’elettronica. Sul pianeta Venere le condizioni atmosferiche sono estreme: acido solforico, pressioni oltre oltre le 90 atmosfere e temperature superficiali che superano i 400 gradi Celsius. Portare una sonda in grado di compiere analisi e rilevazioni su una superficie così impervia è un obiettivo che richiede grandi sforzi, poiché la maggior parte delle elettroniche subirebbero danni immediati.

I calcolatori meccanici sono stati utilizzati in maniera massiccia in passato, in particolare come strumenti matematici per eseguire operazioni elementari come l’addizione. Sauder ritiene che queste tecnologie potrebbero funzionare laddove l’elettronica fallisce. «Venere è troppo inospitale per sistemi di controllo complessi come quelli di un rover marziano», spiega Sauder. «Ma con un oggetto completamente meccanico potremmo arrivare a sopravvivere anche un anno». Fino ad ora, nessun veicolo spaziale è sopravvissuto alla superficie di Venere per più di un paio d’ore. Gli ultimi visitatori sono stati i lander sovietici Venera e Vega, che negli anni ‘70 e ‘80 ci hanno inviato immagini a testimonianza di un mondo roccioso, pieno di rilievi e soffocato dal gas. «Quando si pensa a qualcosa di estremo come Venere, si vuole ragionare di qualcosa davvero lontano», dice Evan Hilgemann del JPL, che sta lavorando al design di AREE. «È un ambiente di cui conosciamo poco di più rispetto a quanto abbiamo visto nell’era sovietica».

Sauder e Hilgemann stanno preparando dei prototipi che verranno testati nel loro comportamento ad alte temperature. La progettazione di AREE include una lunga serie di innovazioni e sfide. La mobilità è uno dei problemi principali, considerando le numerose incognite presentate dalla superficie venusiana. L’ispirazione da cui è partito Sauder sono gli Strandbeest (letteralmente “animali da spiaggia”), una creazione dell’artista olandese Theo Jansen che consiste in una struttura simile a un ragno, in grado di muoversi alimentata esclusivamente dal vento. Dopo alcuni test, queste strutture sono risultate troppo instabili per il terreno roccioso e Sauder ha cominciato a spostare la propria attenzione sui carri armati, costruiti per camminare su trincee e crateri. Un altro problema da risolvere sarà quello delle comunicazioni: senza elettronica come è possibile trasmettere i dati scientifici? L’ipotesi presa in esame dal team è quella di utilizzare un’altra tecnologia del passato: il codice Morse. Una sonda posta in orbita attorno a Venere potrebbe restare in comunicazione con il rover per mezzo di un radar. Utilizzando uno spot luminoso, da accendere e spegnere per mezzo di un otturatore, il rover potrebbe comunicare con la sonda e trasferire i dati raccolti. Il progetto è attualmente in fase di sviluppo. L’obiettivo del team è realizzare un rover in grado di studiare la geologia di Venere e magari raccogliere alcuni campioni di roccia.

Elisa Nichelli: