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Phobos all’infrarosso

Phobos

La longeva missione Mars Odyssey ha acquisito le prime immagini di Phobos nell’infrarosso termico, il maggiore dei due satelliti naturali di Marte. Lo strumento a bordo della sonda – la camera Thermal Emission Imaging Sistem (Themis) – ha osservato la luna marziana lo scorso 29 settembre. Gli scienziati hanno combinato i dati delle lunghezze d’onda del visibile e dell’infrarosso termico realizzando immagini ‘colorate’  della superficie di Phobos da cui è possibile ricavare informazioni dettagliate sulla temperatura della luna e sulla composizione della superficie. Le osservazioni ad infrarosso termico infatti sono in grado di catturare gli sbalzi notturni di temperatura tra un’area e l’altra: in altre parole, individuano quali zone trattengono maggior il calore assorbito durante il giorno.

La sequenza di immagini rilasciate dalla sonda mostra l’alternarsi delle fasi del giorno, nel periodo intermedio tra la notte e il pieno giorno. “Se Phobos si riscalda molto velocemente, probabilmente non è molto rocciosa ma polverosa”, ha dichiarato Victoria Hamilton, vicedirettore di THEMIS, del Southwest Research Institute. La sabbia, come sappiamo, si riscalda o si raffredda molto più rapidamente delle rocce.

Il satellite naturale ha una forma oblunga con un diametro di circa 22 chilometri. Era stato osservato in precedenza da altri orbiter, con una risoluzione delle immagini più elevata, ma non era mai stato osservato prima d’ora nell’infrarosso termico. Le origini dei due satelliti naturali di Marte, Phobos e Deimos, sono ancora molto discusse e varie sono le ipotesi formulate in proposito. Per alcuni studiosi, le due lune proverrebbero dalla fascia degli asteroidi, mentre per altri si sarebbero formate da polveri e detriti rocciosi tenuti insieme dalla forza di gravità; un impatto con un corpo celeste di vaste dimensioni potrebbe essere all’origine di questi detriti. Le osservazioni di Mars Odyssey potrebbero aiutare ad individuare la loro origine. L’interesse degli scienziati per Phobos è elevato perché e potrebbe diventare un importante tassello della corsa al ‘Pianeta Rosso’. Per via della sua vicinanza a Marte – orbita a 6.000 km dalla sua superficie contro i 400.000 km tra la Luna e la Terra – potrebbe essere utilizzano in futuro dagli astronauti come avamposto.

 

Ilaria Marciano: Giornalista | Digital Addicted since 1990