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La ‘solitudine’ apparente dei gioviani caldi

Un hot jupiter vicino alla sua stella

pianeti giganti vicini sono oggetto di studio da parte della comunità scientifica già da molto tempo. Nonostante le numerose ricerche, non è stato ancora completamente compreso il loro meccanismo di formazione e di evoluzione. I pianeti gioviani, potrebbero formarsi in situ, nei pressi delle loro stelle madri o in alternativa, oltre la linea di ghiaccio per poi migrare col tempo verso l’interno. Se la migrazione avviene, potrebbe verificarsi durante i primi stadi evolutivi del pianeta quando il disco protoplanetario esiste ancora o molto tempo dopo.

Per risolvere questa questione, gli scienziati hanno esaminato a lungo le statistiche sui gioviani caldi, scoprendo che quelli con periodi orbitali dai 10 ai 30 giorni, hanno compagni vicini. Al contrario quelli con periodi inferiori ai 10 giorni sono solitari.

Mentre i modelli tradizionali hanno sostenuto la tesi secondo cui i due tipi di pianeti si formano attraverso diversi percorsi evolutivi: i gioviani caldi si formano in situ oppure migrano verso l’interno mentre i pianeti simili a Giove si spostano verso l’interno in modo veloce, perdendo i propri compagni durante questo processo. Secondo una tesi proposta da due ricercatori del Caltech, i due tipi di pianeti si formerebbero al contrario attraverso percorsi identici. Se i pianeti giganti si formano in situ, nei pressi dei loro compagni o migrano verso l’interno possono ancora avere altri vicini planetari o co-transistanti al di fuori della loro orbita, durante le fasi iniziali della loro evoluzione. Subito dopo il dissolvimento del disco protoplanetario – sostengono gli scienziati – le orbite dei pianeti compagni possono essere alterate.

Gli autori dello studio, hanno dimostrato che i gioviani caldi essendo molto vicini ai loro pianeti compagni si trovano a esercitare una risonanza orbitale (che avviene quando due corpi esercitano l’un l’altro una regolare influenza gravitazionale) con il momento quadrupolo della loro stella.  Questa risonanza inclina l’orbita dei vicini palnetari dei gioviani, dotati di una massa inferiore: questo passaggio rende questi pianeti difficilmente individuabili attraverso le tradizionali analisi dei transiti.

I pianeti simili a Giove invece sono situati abbastanza lontano dalla loro stella da non risentire degli effetti della risonanza: questo permette loro di mantenersi sullo stesso piano dei loro compagni più esterni. Lo studio è ancora alle fasi iniziali e bisognerà attendere i dati raccolti da missioni come Transition Exoplanet Survey Satellite(TESS) un telescopio spaziale progettato nell’ambito del programma Explorer della Nasa, il cui scopo è la ricerca di pianeti extrasolari usando il metodo fotometrico del transito.

Fulvia Croci: Giornalista