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    Categories: cosmo

Marte, atmosfera ‘movimentata’

Marte in condizioni normali e durante la tempesta globale del 2001 (Credits: Nasa)

Perturbazione in vista sul Pianeta Rosso: il ‘meteo’ marziano, infatti, prevede l’arrivo di un’intensa bufera di polvere per l’estate prossima, un evento che suscita grandi aspettative nella comunità scientifica. La possibilità di studiare questo fenomeno, impiegando le varie sonde in orbita intorno al corpo celeste, consentirebbe appunto di approfondire un particolare processo che mette in relazione tempeste e perdita dei gas dall’atmosfera. Questa correlazione, che nei millenni avrebbe trasformato Marte nell’attuale pianeta arido, è il fulcro di un nuovo studio, coordinato dall’Università di Hampton (Virginia); l’indagine è stata illustrata nell’articolo “Hydrogen escape from Mars enhanced by deep convection in dust storms”, apparso su Nature Astronomy lo scorso 22 gennaio.

La ricerca si è basata sui dati raccolti dalla sonda Mro (Mars Reconnaissance Orbiter) della Nasa durante l’ultima grande tempesta marziana (2007) e per corroborare l’ipotesi gli autori aspettano la nuova perturbazione globale che dovrebbe avere inizio nell’estate del 2018 e protrarsi sino ai primi mesi del 2019. Decenni di osservazioni dedicate a Marte, infatti, hanno evidenziato l’esistenza di una sorta di ciclo con cui le bufere si presentano, soprattutto nell’emisfero nord in primavera e d’estate. In genere, il fenomeno rimane circoscritto a livello locale e si ‘sgonfia’, salvo rare eccezioni in cui coinvolge l’interno pianeta; dal 1997 ad oggi si sono verificate cinque tempeste globali e appunto si attende la sesta. Analizzando i dati di Mro e focalizzandosi sulla fascia media dell’atmosfera di Marte (altezza compresa tra circa 50 e 100 chilometri), gli studiosi hanno notato un crescita del vapore acqueo in connessione con le tempeste di polvere; il vapore viene trasportato dalla stessa massa d’aria che si solleva con la polvere.

Un collegamento tra bufere e ‘fuga’ dei gas atmosferici era stato già individuato da altri due ‘esploratori’ spaziali (il telescopio Nasa-Esa Hubble e la sonda Mars Express dell’Esa), ma essenzialmente in periodi di ‘bonaccia’; in una fase di stasi è arrivata anche la sonda Maven (Mars Atmosphere and Volatile EvolutioN) della Nasa, che dal 2014  è impegnata nello studio dell’atmosfera di Marte e non ha ancora potuto monitorare una tempesta globale. L’attesa per una nuova ‘burrasca’ generale, a 11 anni di distanza dall’ultima, è quindi comprensibile, nonostante i problemi che in genere accompagnano questi eventi. Ad esempio, se le previsioni si riveleranno esatte, le fotocamere installate sui rover e sulle sonde dovranno fronteggiare condizioni di scarsa visibilità, il rover Opportunity della Nasa – che utilizza l’energia solare – si troverà in una situazione di carenza energetica e dovranno essere revisionati anche i parametri della missione Nasa InSight per consentirle il landing in piena sicurezza. Gli autori del paper, in attesa che Maven possa osservare direttamente la nuova grande tempesta, ritengono che il nuovo studio getti le premesse per ulteriori attività di ricerca sul clima di Marte e sui suoi cicli stagionali.

Valeria Guarnieri: Nata in tempo utile per vivere sin dall'inizio il fenomeno Star Wars, lavora in ASI dal 2000 e dal 2011 si occupa di comunicazione web presso l'Unità Multimedia dell'ente. Dedica la maggior parte del tempo libero alla montagna, suo grande amore.