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Sentinel-1 sulla crisi umanitaria del Bangladesh

l'Isola di Thengar Char dal 1991

Dall’agosto 2017 ogni settimana centinaia di rifugiati Rohingya di fede musulmana raggiungono il Bangladesh attraversando il fiume Naf con zattere improvvisate. Fuggono dalle violenze operate in Myammar e trovano rifugio nel distretto meridionale di Cox’s Bazar. L’emergenza umanitaria ha assunto le proporzioni di una vera tragedia: più di 700.000 persone sono ammassate a Cox’s Bazar, uno dei posti con la maggiore densità di popolazione al mondo. Nel disperato tentativo di trovare una soluzione, il governo del Bangladesh ha rispolverato un vecchio piano per trasferire migliaia di persone sull’Isola Thengar Char. Ma si tratterebbe di un luogo inadatto, secondo i dati messi a disposizione da Sentinel-1, la missione dell’Agenzia Spaziale Europea, nel programma Copernicus.

Disabitata e instabile, soggetta a cicloni, battuta da forti precipitazioni nella stagione dei monsoni, la remota isola nel Golfo del Bengala non parrebbe la candidata ideale. I dati di Sentinel-1, acquisiti con radar, utilizzati nell’ambito del progetto “Earth Observation-based Services for Dynamic Information Needs in Humanitarian Action” hanno evidenziato la precarietà di Thengar Char. L’isola, nell’attuale conformazione, è nata nel 2009. Si è formata con i sedimenti provenienti dall’Himalaya” afferma Andreas Braun dall’Università tedesca di Tubinga “lo abbiamo verificato confrontando i dati di ERSEuropean Remote-Sensing satellite e di ENVISAT, primi satelliti sviluppati dall’Agenzia Spaziale Europea per monitorare la Terra dallo Spazio.”

Dai dati di Sentinel-1 risulta che, dalla formazione, i 60 chilometri quadrati di terra nel golfo bengalese hanno subito molte inondazioni, talvolta riducendosi ulteriormente. Se appare un rischio collocare migliaia di persone su un’isola vulnerabile, senza infrastrutture, a due ore di barca dalla terraferma, i dati di Sentinel-1 forniscono una prova del pericolo di inondazioni. Per ora, i lavori per l’insediamento sono già iniziati.

Manuela Di Dio: