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La sfida al tempo degli ultramillenari

Digitalizzazione di antichi manoscritti

80.000 manoscritti consegnati al futuro: sono stati presentati i primi risultati dell’accordo del 2016 tra l’Agenzia Spaziale Europea e la Biblioteca Apostolica Vaticana, mirante a proteggere i rispettivi dati a lungo termine con l’uso delle nuove tecnologie. Dalle 2.500 opere raccolte da Papa Sisto IV, a partire dal 15 giugno del 1475, all’odierno milione di testi, la Biblioteca Vaticana protegge, preserva e restaura un patrimonio di libri e manoscritti da affidare ad un lungo cammino di conoscenza nella storia. Oggi, grazie alle avanzate tecnologie, la biblioteca sta digitalizzando l’intera collezione di manoscritti, comprendente 80.000 codici risalenti prevalentemente al Medioevo e all’Umanesimo. Lo scopo del progetto, avviato nel 2010, è quello preservare immagini in alta risoluzione, a lungo termine, e di rendere i testi fruibili online. 

Gli obiettivi coincidono con quelli dell’ESA, impegnata ad assicurare l’accesso, presente e futuro, ad una grande mole di dati. Con il suo Heritage Data Programme, ad esempio, l’ESA protegge ed assicura i dati di osservazione della Terra acquisiti da satellite per studiosi e portatori di interessi politici ed economici. «La Biblioteca Vaticana sta impiegando formati originariamente utilizzati in ambito spaziale, riteniamo che la reciproca collaborazione possa avvantaggiare entrambe le realtà» afferma Josef Aschbacher, Direttore ESA di Osservazione della Terra.

La tecnologia è la Fits, Flexible Image Transport System, sviluppata dall’ESA e dalla NASA negli anni ’70, molto comune in astronomia, che permette alle pagine di non conservare una immagine distorta e di essere lette senza essere convertite in altro formato, evitando la perdita di informazioni. La tecnologia prevede anche l’accessibilità futura, poiché contiene le informazioni per la decodifica da parte dei posteriL’Arcivescovo Jean Louis Brugués, bibliotecario e archivista della Biblioteca Apostolica Vaticana ha salutato i benefici dell’’accordo tra le due istituzioni, pioniere nei rispettivi campi, come una «concreta collaborazione per il bene dell’umanità».

Manuela Di Dio: