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Antartide: sotto il ghiaccio, magma

Laghi e fiumi sotto lo strato di ghiaccio antartico. Crediti NSF/Zina Deretsky

Non è tutto ghiaccio quello che luccica. La sterminata superficie di 1.610.000 chilometri quadrati denominata Terra di Marie Byrd, una delle regioni occidentali dell’Antartide, sarebbe solcata da sorgenti di magma. Un nuovo studio della Nasa indaga sui mantle plumes, i getti di roccia e magma incandescente che prenderebbero origine dalla base del mantello, lo strato appena al di sotto della crosta terrestre, a contatto con il nucleo esterno, ritenuti responsabili della instabilità della zona. Gli zampilli di magma darebbero vita a laghi e fiumi sotto la superficie e il loro studio sarebbe utile per stimare la velocità del dissolvimento dei ghiacci nell’oceano. Il fenomeno geologico dei pennacchi del mantello è noto da 30 anni, da quando uno scienziato dell’Università del Colorado Denver individuò in essi la ragione dell’attività vulcanica.

“Pensavo fosse matto” afferma Hélène Seroussi del Jet Propulsion Laboratory (JPL) della Nasa, di Pasadena in California, “Non comprendevo come fosse possibile avere tutta quella massa calda sormontata dal ghiaccio”. Nonostante l’iniziale scetticismo, Seroussi e Erik Ivins, scienziati del JPL, hanno deciso di utilizzare modelli matematici come l’Ice Sheet System Model (ISSM), in grado di valutare numerosi processi fisici. Per rendere realistiche le dozzine di simulazioni effettuate sono stati anche impiegati il satellite della NASA IceSat e i voli del progetto Icebridge della NASA.

I risultati dello studio hanno evidenziato come l’energia emessa dai mantle plume deve essere non superiore a 150 milliwatt per metro quadrato. Per comparazione, una regione priva di attività vulcanica registra generalmente un flusso tra i 40 e i 60 milliwatt. In una zona come Yellowstone, solcata dai geyser, l’energia sprigionata è di 200 milliwatt per metro quadro. Secondo i ricercatori, nella Terra di Marie Byrd i pennacchi del manto si sarebbero formati tra i 50 e i 110 milioni di anni fa prima della formazione dei ghiacci per poi contribuire 11.000 anni fa, ad un rapido scioglimento dei ghiacci, similmente a quanto accade oggi.

Manuela Di Dio: