X

Testati i droni di nuova generazione per Marte

👉 Seguici anche sul nostro canale WhatsApp! 🚀

Continuano i preparativi per la futura esplorazione di Marte. A partire dalle esperienze degli strumenti testati sul pianeta rosso, la Nasa ha sviluppato l’Extended Robust Aerial Autonomy, un software di volo per droni di nuova generazione.

I test si sono svolti nel Parco Nazionale della Death Valley e nel deserto del Mojave, in California, tra fine aprile e inizio settembre. Pietre vulcaniche, percorsi aridi con dislivelli, dune sabbiose, alte temperature. Si tratta di siti con peculiarità simili a Marte e già utilizzati per collaudare Ingenuity, Perseverance e Curiosity. L’area, denominata appositamente Mars Hill (colline marziane), nella Death Valley, fu utilizzata negli anni Settanta per alcuni test delle prime missioni per la ricerca di forme di vita su Marte con le sonde Viking 1 e 2.

«È incredibilmente emozionante vedere gli scienziati utilizzare la Death Valley come banco di prova per l’esplorazione spaziale – ha detto Mike Reynolds, sovrintendente del Parco Nazionale della Death Valley – Ci ricorda che il parco è protetto non solo per la sua bellezza paesaggistica o per le opportunità ricreative, ma anche perché è un laboratorio vivente che ci aiuta attivamente a comprendere gli ambienti desertici e i mondi oltre il nostro».

Gli esperimenti hanno già prodotto risultati. I diversi filtri della fotocamera aiutano i droni a tracciare il terreno, mentre i nuovi algoritmi li guidano per atterraggi in sicurezza su terreni impervi come quelli di Mars Hill.

«I test sul campo offrono una prospettiva molto più completa rispetto alla semplice analisi di modelli computerizzati e immagini satellitari limitate» ha detto Nathan Williams del Jet Propulsion Laboratory della Nasa, coinvolto anche nella missione Ingenuity.

L’Extended Robust Aerial Autonomy è una delle 25 tecnologie che l’agenzia spaziale americana ha finanziato quest’anno nell’ambito del Mars Exploration Program.

 

Foto di copertina: ricercatori del Jpl nel deserto del Mojave – Crediti: Nasa

Barbara Ranghelli: Giornalista scientifica. Da sempre attratta dal cielo, ho iniziato a indagarlo dall’età di 7 anni. Prima con mio zio dalla Sicilia, poi con la rivista “L‘Astronomia” fondata da Margherita Hack che raccontava le Costellazioni attraverso i Miti, infine con l’associazione astrofili “Altair” di Ostia, utilizzando il telescopio. Dopo una lunga parentesi nelle produzioni televisive broadcast, ho frequentato la Scuola di Giornalismo Lelio Basso di Roma e dal 2022 sono socia dell’Unione Giornalisti Scientifici Italiani.