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Dopo il pieno successo del secondo volo del New Glenn, decollato dalla Space Force Station di Cape Canaveral lo scorso 13 novembre segnando il primo recupero di un booster nella storia di Blue Origin, l’azienda di Jeff Bezos punta all’inizio del 2026 per riportare il suo razzo riutilizzabile nello spazio per la terza volta.
In questa nuova missione il vettore potrebbe decollare già con lo stesso booster protagonista dell’importate primato che ha portato Blue Origin a porre fine al monopolio di SpaceX dopo 144 lanci con il suo Falcon 9, finora l’unico razzo riutilizzabile che avesse mai raggiunto lo spazio.
Il booster del New Glenn è tuttavia attualmente in fase di ispezione affinché Blue Origin possa determinare il lavoro di ristrutturazione necessario per permettergli di affrontare il prossimo lancio. L’azienda di Jeff Bezos dovrà quindi valutare se utilizzare lo stesso primo stadio già nel terzo volo visti i tempi necessari per la revisione dei dati, appena iniziata, e la ristrutturazione del booster. Sebbene i primi stadi del New Glenn siano progettati per essere riutilizzabili in due o tre settimane, il booster protagonista dello storico recupero di Blue Origin richiederà più tempo poiché è il primo a essere revisionato.
Un dei risultati della seconda missione del New Glenn, la Ng-2, è stato proprio il primo atterraggio del booster sulla chiatta Jacklyn nell’Oceano Atlantico. La manovra è avvenuta poco più di nove minuti dopo il decollo e ha visto il primo stadio scendere fino a un determinato punto vicino alla nave, per poi spostarsi direttamente sopra di essa prima di atterrare. Questa strategia è stata adottata per evitare impatti violenti tra il booster e la chiatta nel caso in cui i motori del primo stadio non si avviassero o si avviassero lentamente.
Durante il volo inaugurale del New Glenn di gennaio, proprio la mancata riaccensione dei motori Be-4 del primo stadio nella fase di rientro era stata la causa del mancato recupero del booster.
Durante il recupero nel suo secondo volo, il primo stadio ha effettuato la particolare manovra di approccio alla chiatta con uno scarto di circa un centinaio di metri, con l’intenzione di Blue Origin di ridurre sempre più questa distanza nelle prossime missioni del New Glenn.
L’altro risultato importante raggiunto dal secondo volo del razzo di Blue Origin è stato l’aver portato nello spazio la missione Escapade di Nasa. Queste due sonde destinate all’orbita di Marte, una volta a destinazione, studieranno la magnetosfera del Pianeta Rosso e analizzeranno il modo in cui le particelle energetiche del vento solare interagiscono con l’atmosfera marziana.
Escapade è la prima missione interplanetaria lanciata dal New Glenn.
Oltre a dispiegare il veicolo spaziale della Nasa, la dimostrazione Viasat HaloNet a bordo del secondo stadio di New Glenn ha eseguito con successo il primo test dei sistemi commerciali di telemetria e trasmissione dati, nell’ambito del Communications Services Project (Csp) della Nasa, volto a trasferire le comunicazioni da reti pubbliche a reti private.
In occasione del volo inaugurale dello scorso gennaio il New Glenn aveva, invece, portato in orbita con successo il carico utile Blue Ring Pathfinder, agganciato allo stadio superiore del razzo.
I piani dell’azienda di Jeff Bezos prevedono ora che il prossimo volo del New Glenn possa trasportare il Blue Moon Mark 1, il primo modello del lander lunare di Blue Origin. Ancora in fase di sviluppo, il lander sarà presto spedito al Johnson Space Center per i test termici sottovuoto.
Blue Moon è una pedina fondamentale per la partecipazione di Blue Origin alle missioni Artemis, il programma di esplorazione lunare guidato dalla Nasa. Lo scorso 19 settembre, l’agenzia aveva comunicato di aver scelto proprio il lander di Jeff Bezos per la consegna sulla Luna il rover Viper alla fine del 2027, una commessa che rientra nell’ambito dell’iniziativa Clps (Commercial Lunar Payload Services),.
Viper, rover delle dimensioni di un’auto, per circa 100 giorni terrestri andrà a caccia di acqua in forma ghiacciata vicino al polo sud lunare, alla ricerca di una delle risorse fondamentali per poter stabile una presenza umana di lunga durata sulla superficie lunare come previsto nei piani del programma Artemis.
Se il programma di Blue Moon dovesse subire ritardi, il terzo volo del New Glenn potrebbe trasportare un altro carico utile e spostare il lancio del lander di Blue Origin alla quarta missione.
Pur non sapendo ancora quanti voli sono previsti per il New Glenn lungo tutto il prossimo anno, la certezza ad oggi è che questo sarà un programma tutto da seguire.
Immagine in evidenza: Il primo stadio del New Glenn dopo l’atterraggio nella missione Ng-2. Crediti: Blue Origin